I luoghi e la Storia: 21 luglio a Castiglion Fiorentino

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A Castiglion Fiorentino c’è via 21 luglio 1849. Una data che a molti dice poco o niente. E invece se allora ci fossero stati i social, la gente avrebbe fatto la fila per fare selfie e video nientemeno che con Giuseppe Garibaldi.

Si, avete capito bene, in quel giorno l’Eroe dei due mondi era a Castiglion Fiorentino e non per fare il turista. Stava scappando, inseguito da austriaci, napoletani, spagnoli, francesi e soldati del granducato.
A quei tempi Garibaldi era considerato una specie di bandito e in quel torrido luglio di 172 anni fa, dopo la caduta della Repubblica Romana, mentre tentava di raggiungere Venezia con una colonna di volontari, si fermò dalle nostre parti.
C’è chi dice che l’accoglienza castiglionese all’Eroe dei due mondi sia stata festosa. Secondo me ha ragione chi, come il Ghizzi, sostiene che invece “non trovò gran favore”. Da sempre la maggioranza sale sul carro del vincitore e il povero Giuseppe a quei tempi era messo veramente male.
Particolarmente terrorizzati erano i religiosi, con i quali, si sa, Garibaldi non aveva un gran feeling. Talmente impauriti che i Minori Conventuali scapparono in campagna, i Cappuccini si barricarono nel convento, le Oblate del Conservatorio se ne stettero tutto il tempo in chiesa a pregare e i preti evitarono in quei due giorni di uscire di casa.
La storia ci dice che Garibaldi, venendo dalla parte di Cortona, arrivò in paese verso mezzogiorno. Una cosa che però non tutti sanno è che per un soffio fu evitato una battaglia tra garibaldini e austriaci a Montecchio Vesponi. Infatti, per allentare la pressione nei suoi confronti, il generale aveva deciso di tendere un’imboscata alle colonne avversarie laddove la strada si stringe, passando nei pressi della fattoria granducale.
L’agguato fallì perché gli austriaci, disturbati da una retroguardia garibaldina e temendo di trovarsi difronte al grosso della truppa, si trincerarono prudentemente a Cortona.
Garibaldi, saputo che gli inseguitori si erano fermati allestì il suo campo su di una collina fuori delle mura di Castiglion Fiorentino, sopra quello che oggi è Piazzale Garibaldi. Si racconta che, assieme alla moglie Anita, non dormì nella tenda ma, come spesso accade ai generali, optò per un comodo letto nella grande casa detta “il Villino”, edificio che ancor oggi domina dall’alto il paese.
Nel pomeriggio del 22 il Generale riprese la marcia verso Arezzo, non prima però di aver prelevato 2300 scudi dalle casse pubbliche, rilasciando una regolare ricevuta che nessuno ovviamente avrebbe onorato. A proposito della partenza dei volontari garibaldini esiste un curioso aneddoto. Pare che una parte degli uomini di Garibaldi rischiò di essere catturata dagli austriaci, perché si erano soffermati a guardare una partita di pallone col bracciale tra le squadra castiglionese e quella di Monte San Savino. Si salvarono perché, durante la partita, una voce proveniente da un orto li avvisò, «che state a giocare al pallone mentre fra poco sarà giocato alle palle?», a significare che presto sarebbero fischiate le palle dei moschetti.
La memoria della presenza dell’Eroe dei due mondi a Castiglioni rimane nel nome della strada e nell’obelisco eretto nel piazzale della fiera il 23 luglio del 1876, lo slargo da allora si chiamerà Piazzale Garibaldi, anche se la gente continua a chiamarlo Parterre. L’inaugurazione del monumento fu un’occasione talmente eccezionale, che da Arezzo venne predisposto un treno speciale per poter soddisfare le numerosissime richieste di assistere all’ avvenimento.
Lo stesso Garibaldi da Caprera inviò un messaggio, “miei cari amici di Castiglion Fiorentino, grazie per il glorioso ricordo. Contraccambio con l’anima le felicitazioni e sono per la Vita Vostro! Giuseppe Garibaldi”.

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Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.