Forse è meglio pensare meno agli spettacoli dell'estate e più alla Scuola

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Più passa il tempo e più mi sento fuori moda nel vestire, nel mangiare e nel pensare. Per esempio ho letto che tutte le amministrazioni locali, dalla Regione in giù hanno enormi preoccupazioni per la tenuta del sistema economico.

E ognuno, chi più chi meno, s’ingegna per trovare incentivi, aiuti e sostegni destinati alle imprese. E’ cosa buona e giusta, perché se l’economia non riparte, rimarremo tutti, nessuno escluso, in braghe di tela. Semmai sarebbe utile capire in qual direzione s’intende orientare la crescita, ma questa è un’altra storia. Al tempo stesso, leggo che si discute animatamente sugli spettacoli estivi e sugli svaghi feriali organizzati in vista dell’estate.
Tuttavia solo alcuni, in specie a livello locale, affrontano il tema della scuola. E sottolineo a livello locale non per puntare il dito contro qualcuno, ma perché le competenze attengono, in gran parte, a comuni e province.
Prima ancora che scoppiasse la pandemia, la Scuola era già allo sbando, trascurata e messa all’ultimo posto nella scala delle priorità. Eppure da dove “dovrebbe iniziare la ricostruzione di un Paese se non dalla Scuola?”
Purtroppo in pochi, credono che la Scuola sia, al pari delle macchine, delle tecnologie e dei sistemi informatici, un investimento per il futuro. Possibile che quasi nessuno si renda conto che tra meno di 100 giorni le scuole di ogni ordine e grado dovranno riaprire? Qualcuno ha letto la bozza delle linee guida del ministero? Classi ridotte, orari diminuiti, ricerca di spazi esterni agli edifici scolastici (oratori, musei, circoli), didattica trasformata, ingressi scaglionati e molto altro ancora.
Sarà questa, insieme a quella economica, l’emergenza dell’autunno. Forse c’è chi spera che anche a settembre possa continuare la chiusura, così da levarsi i problemi di dosso. Solo un irresponsabile può pensarlo, perché una Scuola chiusa, non è una Scuola. Forse le video lezioni possono sostituire la vita reale delle classi? No, perché non può esistere didattica senza un rapporto umano. E poi ci rendiamo conto dell’impatto che una Scuola a mezzo/servizio avrebbe sulla vita delle famiglie?
Domande che richiedono una risposta concreta e non il solito piagnisteo, cui ci hanno abituato alcuni amministratori locali. Sarà bene cominciare a pensare, stante i tempi corti, a come organizzare gli edifici scolastici, destinati ad accogliere classi più piccole, il trasporto degli alunni, visto il possibile scaglionamento delle entrate, la possibilità di sedi alternative e l’organizzazione delle mense.
Tutti bravi a dire che la Scuola è il fondamento di ogni buona società e intanto si precarizza ulteriormente la professione dell’insegnate, i dirigenti sono caricati di responsabilità enormi e per il resto si ciurla nel manico. Ci vogliono soldi? I soldi ci sono, sempreché una parte delle risorse dello Stato, dell’Europa, dei comuni e della provincia sia effettivamente destinata a un esteso progetto di rilancio del sistema scolastico. Quella che mancano sono le idee, ma quelle al mercato non si comprano.

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Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.