Riportata alla luce la "Diacciaia" ai piedi dell'omonimo bastione della fortezza medicea di Arezzo

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 Una ghiacciaia probabilmente risalente al periodo medievale è stata portata alla luce nei pressi della Fortezza medicea, proprio nell’area ai piedi del Bastione della Diacciaia a cui potrebbe aver dato il nome.

Grazie al finanziamento della Fraternita dei Laici, deliberato dal Magistrato in linea con il suo statuto per la tutela culturale della Comunità Aretina, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Siena, Grosseto e Arezzo ha effettuato uno scavo archeologico nella zona nord della città, fuori delle mura, mettendo in luce una struttura interpretabile come conserva per il ghiaccio.

Una ricerca portata avanti dal dott. Pier Luigi Rossi, Primo Rettore di Fraternita, assieme al Collegio dei Geometri di Arezzo, aveva fatto ipotizzare in quest’area l’esistenza di una struttura forse collegata con un sottostante cunicolo per il deflusso delle acque; riportata nella cartografia storica almeno sin dalla metà del XVIII secolo, era rimasta parzialmente visibile fino agli anni ’50 del secolo scorso, come si evince dalle foto aeree dell’epoca.
Lo scavo, effettuato nei giorni scorsi sotto la direzione scientifica della dott.ssa Ada Salvi, Funzionario Archeologo responsabile per Arezzo e provincia, con la collaborazione del dott. Hermann Salvadori, ha confermato questa ipotesi.

Opportunamente situata a nord del bastione, la ghiacciaia ha forma cilindrica nella parte superiore e a tronco di cono rovesciato in quella inferiore, separata da un marcapiano sul quale dovevano venire appoggiati dei tavolati o delle grate; il tipo di struttura, che era provvisto di un apparato per lo scolo dell’acqua mediante un pozzetto sul fondo collegato a un sistema di canalizzazioni, nasce nel tardo medioevo per diventare comune nel XVII-XVIII secolo, proprio allo scopo di mantenere neve e ghiaccio portati dalle montagne o prodotti in loco, necessari per la conservazione del cibo o per altri usi. In genere le ghiacciaie o “diacciaie” erano sovrastate da una struttura a cupola con una apertura sul lato esposto a settentrione e alcuni sfiati per l’aria.
Nel caso della ghiacciaia aretina la parte superiore è purtroppo perduta, ma quella inferiore presenta un ottimo stato di conservazione ed è stata al momento individuata fino a tre metri di profondità, per un diametro di oltre sei metri.

Al momento la “diacciaia” è stata in parte ricoperta per motivi di sicurezza, in attesa di un auspicabile intervento di più ampio respiro che la ricollochi all’interno di un percorso di valorizzazione per la rinascita di questo importante settore della città.
La “diacciaia” potrebbe far parte di un sistema idraulico particolarmente presente nell’area nei vari secoli di approvvigionamento idrico della città.
E’ all’analisi una proposta di costituzione di un “parco vasariano” che possa comprendere tutte le emergenze idrauliche della zona.

 

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