Al via La regola di Piero: ad Arezzo Mimmo Paladino dialoga con uno dei suoi maestri ideali - Foto

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Fino al 31 gennaio 2020 le opere di Paladino saranno esposte in un percorso che tocca sei diverse sedi espositive del centro storico. Anteprima Ar24: le immagini della mostra 

Ad Arezzo tutto pronto per il taglio del nastro che domani, sabato 15 giugno alle ore 17.30, Fortezza Medicea, darà il via a “La regola di Piero” la grande mostra personale che, fino al prossimo 31 gennaio 2020, presenta l’omaggio di Mimmo Paladino a Piero della Francesca.

L’esposizione aretina, voluta dalla Fondazione Guido d’Arezzo e dal Comune di Arezzo e curata da Luigi Maria Di Corato, approfondisce il rapporto tra Paladino e una delle figure del passato che più hanno contato nella sua formazione e con la quale ha intrattenuto un dialogo costante in tutta la sua ricerca artistica: Piero della Francesca.

Sei le sedi espositive per un percorso che interessa e coinvolge alcuni luoghi simbolo del centro storico della città toscana quali la Galleria comunale d’Arte Contemporanea, la Fortezza Medicea, la Basilica di San Francesco, la sala espositiva di Sant’Ignazio, la chiesa di San Domenico e Porta Stufi.

Il titolo della mostra, “La regola di Piero”, conferma quanto il pittore e matematico di Sansepolcro sia stato per Mimmo Paladino determinante come fonte di ispirazione non solo a livello estetico, ma anche metodologico e teorico. Un omaggio garbato che, pur svolgendosi e dipanandosi per tutta la città, non chiama mai direttamente in causa il Maestro a livello formale, ma si risolve nel manifestare una condivisione di valori, come l’incontro tra tradizione e modernità, tra razionalità ed emozione, tra luce, forma e colore, tra idealizzazione, astrazione, simbolo e realtà.

Dichiarazioni dei protagonisti

Mimmo Paladino

"Piero della Francesca per me è una fonte inesauribile di scoperte. La sua capacità di creare forme dalla luce, spazio dalla matematica, colore dal grigio, la sua iconicità quasi araldica, sono un costante punto di riferimento, quasi una regola, per questo ho deciso di raccontarlo ad Arezzo”

Luigi Maria Di Corato, curatore della mostra

“L’opera di Mimmo Paladino è come una macchina del tempo, nata nel presente e perfettamente contemporanea, ma in grado di portare la Storia nell’arte di oggi. Non si tratta di una pratica banalmente citazionistica, ma di presentare i fondamentali dell’arte e della pittura, le domande sempre attuali a cui da sempre, in ogni epoca, gli artisti hanno cercato di dare risposta. E Paladino spesso sembra partire proprio da alcune risposte del passato, per ricordarci che il ruolo dell’artista è proprio quello di avere il coraggio porre con l’arte le stesse ineludibili domande di sempre. Piero Della Francesca ha cercato di fondere in un’unica visione punti di vista apparentemente lontani tra loro: la solidità concreta di Massaccio e la luce diafana dell’Angelico, l’astratta geometricità di Brunelleschi e il virtuosismo prospettico di Paolo Uccello, la rarefazione di Domenico Veneziano e la precisione ottica dei fiamminghi. La cappella Maggiore della Basilica di San Francesco ad Arezzo è una summa di tale sintesi, proprio qui il pittore matematico si ritrova due volte, prima e dopo il soggiorno romano, prima e dopo aver dipinto capolavori come la Resurrezione e forse la Flagellazione. Qui prende forma la “Regola di Piero” a cui ha voluto rendere omaggio Mimmo Paladino, che con le sue opere fonde presente e passato, geometria e plasticità, concettuale e corporeo. Come nel sogno di Costantino: la scena delle storie della Vera Croce amata da Paladino al punto da renderla protagonista di un omaggio dal titolo napoletano “Suonno”, dove lo “scatto” di Arezzo si sviluppa e si evolve, quasi come nei frame successivi dello stesso film”.

Alessandro Ghinelli, sindaco di Arezzo e presidente della Fondazione Guido d’Arezzo

“Una mostra diffusa di straordinario valore, un artista tra i più autorevoli e riconosciuti del nostro tempo, e ancora una volta la valorizzazione del legame indissolubile che esiste tra la contemporaneità e la grande eredità culturale e l'eccezionale patrimonio artistico di Arezzo. In una progressiva affermazione di attrattività nei confronti del mondo dell'arte che ha consentito alla nostra città di acquisire la caratteristica di sede privilegiata per esposizioni di straordinario livello, le opere di Mimmo Paladino, in dialogo con Piero della Francesca, ne sanciscono il ruolo autorevole e qualificato. In questi anni l'amministrazione comunale ha scommesso e creduto nella cultura nel suo complesso quale scelta strategica vincente per la crescita e lo sviluppo della città ottenendo risultati importantissimi e dedicando risorse ed energie alla costituzione di una Fondazione capace di valorizzare tutti gli ambiti artistici e finalizzata a fare rete per promuovere al meglio l’offerta culturale: “La regola di Piero” rappresenta l'ulteriore conferma di un percorso destinato a caratterizzarsi per qualità e bellezza”.

Roberto Barbetti, direttore della Fondazione Guido d’Arezzo

“Per Arezzo, l’occasione offerta da questa grande mostra, è davvero imperdibile. Mimmo Paladino, uno dei massimi artisti contemporanei omaggia Piero della Francesca e mette le sue opere in dialogo con la città. Paladino, che in Piero ha sempre trovato ispirazione e metodo, è artista che in maniera unica – attraverso il suo lavoro - sa interpretare l’eredità culturale italiana. Opere autentiche che portano la tradizione nella contemporaneità, restituendoci lo sviluppo del pensiero artistico, filosofico e culturale del nostro paese di cui Piero ebbe a scrivere una pagina importantissima. La Fondazione Guido d’Arezzo, così come il Comune di Arezzo, hanno sempre voluto trovare forte legame culturale tra l’arte contemporanea e la città. Abbiamo dato vita a progetti esclusivi che hanno chiamato gli artisti a dialogare con Arezzo, la sua storia e la sua identità. Così è adesso per “La regola di Piero” e le opere di Mimmo Paladino che permettono un ulteriore salto in avanti”.

 

MIMMO PALADINO. LA REGOLA DI PIERO

Arezzo, 15 giugno 2019 – 31 gennaio 2020

Sedi espositive

Fortezza Medicea

Galleria Comunale d'Arte Contemporanea

Ex-Chiesa di Sant’Ignazio

Basilica di San Francesco

Chiesa di San Domenico

Porta Stufi

Orari: dal martedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 18.00. Sabato e domenica dalle ore 10.00 alle ore 20.00. Giorno di chiusura: lunedì

Info: 0575 356203

www.fondazioneguidodarezzo.com

www.laregoladipiero.wordpress.com

FB: Arezzo Cultura

FB: Arezzo Mostre

Biglietti: 5 euro (ridotto 3 euro per gli over 65). Ingresso gratuito per i minori di 14 anni.

I biglietti sono acquistabili presso le sedi espositive della Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, Fortezza Medicea oppure presso l’Info Point di Piazza della Libertà, 

Ente promotore: Fondazione Guido d’Arezzo

Enti patrocinanti: Comune di Arezzo e per la Fondazione Guido d’Arezzo: Coingas srl, C-Way e Fraternita dei Laici. Sponsor: Sugar.

Mimmo Paladino. La regola di Piero

Arezzo 15 giugno 2019 - 31 gennaio 2020

Elenco delle opere

PORTA STUFI

Bandiere, (8 elementi), 2003, alluminio policromo, 89 x 147 x 40 cm

Elmo, 1998, bronzo, 140 x 190 x 190 cm

FORTEZZA

Specchi ustori, (5 elementi), 2017, ottone dipinto e alluminio diametro 5 m

Senza titolo, 1988, ferro, 125 x 706 x 60 cm

Senza titolo (Zenith), 2001, alluminio, 160 x 155 x 175 cm

Tavolo con piccole sculture, 2018, bronzo e materiali vari

Architettura, 2000, tecnica mista su cartone, 50 x 60 x 58 cm

Vento d’acqua, (9 elementi), 2005, bronzo, misure ambientali

Senza titolo, 2005, bronzo e ferro dipinti, 215 x 80 x 60 cm

Senza titolo, 2005, alluminio e ferro dipinti, 199 x 78 x 48 cm

Senza titolo, 2005, alluminio e ferro dipinti, 203 x 104 x 65 cm

Senza titolo, 2018, bronzo 303 x 50 x 45 cm

Senza titolo, 2018, Bronzo e ottone, 215 x 150 x 44 cm

Senza titolo, 2019, Bronzo e ottone, 240 x 104 x 75 cm

SAN DOMENICO

Senza titolo, 2016, foglia d’oro e tecnica mista su legno, 140 x 140 x 8 cm

SANT’IGNAZIO

I Dormienti, 1998-2000, terracotta e ferro, misure ambientali, (con istallazione sonora di Brian Eno)

SAN FRANCESCO

Giglio, 2019, legno, h 22 m

GALLERIA COMUNALE

Senza titolo, 2018, bronzo, ferro e acqua, base-vasca: 115 x 115 x 29,5 cm, scultura: 240 h x 75 cm, (con video istallazione)

Senza titolo, (6 elementi), 2018, tecnica mista su tela, 250 x 280 cm

Scarpette, (183 elementi), 2007, bronzo, misure ambientali

Senza titolo, (6 elementi), 2014, tecnica mista su tela, 200 x 200 cm

Senza titolo (stele), 2000, fusione in alluminio, 232 x 60 x 50 cm

Il principio della prospettiva, 1999, olio, pigmento e matita su tela, 241 x 241 cm

Il principio della prospettiva, 1999, olio, pigmento e matita su tela, 241 x 241 cm

Senza titolo, 2000, tempera su cartone, 60 x 51 x 15 cm, collezione privata

Architettura, 1999, olio, pigmento, matita e bronzo si cartone, 60 x 51 x 15 cm, collezione privata

Senza titolo, 2000, tempera su cartone, 60 x 51 x 15 cm, collezione privata

Il principio della prospettiva, 1999, olio, pigmento e matita su tela, 241 x 241 cm

Suonno (da Piero della Francesca), 1983, olio su tela, 200 x 220 cm, collezione privata

Allegretto, 1994, olio su tela con elemento in legno, 82 x 43 cm, collezione privata

Senza titolo, 2002, bronzo dipinto, 195 x 76 x 75 cm

Senza titolo, (4 elementi), 2014, tecnica mista su legno, 200 x 180 cm

Architettura, 2000, tecnica mista su cartone, 50 x 60 x 58 cm

Architettura, 2000, tecnica mista su legno e cartone, 50 x 60 x 58 cm

Senza titolo, 2002, tecnica mista su cartone pressato 65 x 60 x 50 cm

Senza titolo, 2002, tecnica mista su cartone pressato 68 x 60 x 50 cm

Senza titolo, 2002, tecnica mista su cartone, alluminio 40 x 65 x 50 cm

De Mathematica, 2019, legno e ferro, altezza 18 m

Mimmo Paladino - Biografia

Mimmo Paladino è nato nel 1948 a Paduli. La sua attenzione per l’arte si sviluppa a partire dalla fine degli anni ’60. Affascinato dal clima culturale di quell’epoca, tra arte concettuale e Pop Art americana, Paladino incentra la sua prima attività sulla fotografia, associata spesso al disegno.

Negli anni Settanta il suo interesse si sposta sempre più sulla figura e dalle iniziali sperimentazioni concettuali, l’artista pone al centro del suo interesse la pittura figurativa. Strutture geometriche e oggetti quali rami e maschere campeggiano sulle tele dai colori decisi. Nel 1978 e nel 1979 è a New York dove inaugura mostre personali alla Marian Goodman Gallery e alla Annina Nosei Gallery.

Nel 1980 partecipa alla Biennale di Venezia nella sezione Aperto ’80 di Achille Bonito Oliva ed insieme a Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi e Nicola De Maria, forma la Transavanguardia. Nel 1982 è invitato alla Documenta 7 di Kassel. Dal 1985 si dedica alle grandi sculture in bronzo e alle installazioni, ricerca che culmina, nel 1990, nella celebre Montagna di Sale realizzata a Gibellina. L’opera viene replicata nel 1995 in Piazza del Plebiscito a Napoli, dove inaugura un fortunato ciclo di istallazioni di artisti contemporanei che daranno un contributo essenziale al rilancio della città.

Negli anni Novanta è protagonista anche di un’intensa attività espositiva all’estero. Nel 1994 è il primo artista italiano contemporaneo ad esporre alla Galleria Nazionale di Belle Arti di Pechino. Nel 1999 la Royal Academy of Art gli conferisce il titolo di membro onorario e, nell’ambito del South London Gallery Project, in una grotta in mattoni sotto la Roundhouse di Londra, realizza l’opera I Dormienti, in dialogo con interventi sonori di Brian Eno, riproposta oggi ad Arezzo in versione integrale.

Nel 2003 Paladino viene scelto in qualità di rappresentante dell’arte italiana durante la presidenza italiana del semestre europeo a Bruxelles: la scultura Zenith è installata nella sede del Parlamento Europeo. Il Centro d’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato gli dedica una mostra retrospettiva e nel 2004 alla Reggia di Caserta, nell’ambito del progetto Terrae Motus, si tiene una personale con i suoi lavori più recenti. Nel 2005 al MAR di Ravenna vengono esposte le scenografie realizzate negli ultimi quindici anni di attività, mentre al Museo di Capodimonte a Napoli presenta un lavoro dedicato a Don Chisciotte che prelude a Quijote, il lungometraggio che l’artista dirigerà l’anno successivo. Nel 2006 ristruttura la piazza antistante il Museo Leonardesco di Vinci. Nel 2008 realizza una importante mostra al Museo dell’Ara Pacis di Roma sempre in collaborazione con Brian Eno, oltre alla Porta di Lampedusa per commemorare le vittime degli sbarchi clandestini. Del 2009 è l’esposizione di sculture ad Orta S. Giulio, curata da Flavio Arensi e immortalata da Gianni Berengo Gardin.

Del 2010 è la scenografia di Work in progress, il tour che ha visto riunirsi dopo trent’anni Lucio Dalla e Francesco De Gregori, realizza inoltre Prova d’Orchestra, opera commissionata dall’ente lirico San Carlo di Napoli. Nel 2011 la città di Milano dedica a Paladino una grande retrospettiva a Palazzo Reale dove viene installata anche la monumentale Montagna di sale. Il 2012 è l’anno della ciclopica installazione in Piazza Santa Croce a Firenze, oltre che della nomina a Membro Ordinario della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti da parte di Papa Benedetto XVI.

Nel 2015 torna alla Biennale di Venezia e l’anno seguente è protagonista di una mostra monografica alla Galleria Stein di Milano. Nel 2017 viene pubblicata la prima monografia esaustiva sul lavoro dell’artista, ad opera di Germano Celant, e la Città di Brescia gli dedica un grande tributo: l’esposizione Ouverture, curata da Luigi Maria Di Corato, che presenta un percorso fra musei e luoghi della vita quotidiana, calando l’artista in un dialogo tra passato e presente, anche grazie alle foto realizzata appositamente da Ferdinando Scianna e dai testi poetici di Aldo Nove.

Il 2018 si apre con la mostra Pane e oro, in collaborazione con la Fondazione Made in Cloister di Napoli, evento che ha fatto da prologo al progetto di mensa sociale realizzato in collaborazione con lo chef Massimo Bottura.

Mimmo Paladino – I Dormienti

Il 1999 è un anno importante per Mimmo Paladino: la Royal Academy of Art di Londra gli conferisce il titolo di membro onorario e, sempre nella capitale britannica, ben due mostre dell’artista aprono la diciannovesima edizione dell’Italian Festival: una personale alla South London Gallery e la grande istallazione dal titolo Dormienti, tra le opere più note dell’artista, realizzata in collaborazione con Brian Eno – che per l’occasione realizza un intero album dal titolo, appunto, Dormienti - per la Roundhouse, che ad Arezzo è riproposta integralmente nella chiesa sconsacrata di Sant’Ignazio.

“Nell’incontro con Brian Eno […] c’è molta casualità, sapevo che apprezzava il mio lavoro… io naturalmente seguivo la sua musica. Poi c’è stata questa possibilità di fare la mostra a Londra in un luogo molto particolare come la Roundhouse. […] Ho deciso che al centro di questo luogo poteva essere installata l’opera che io chiamavo I Dormienti […]. Quest’opera si è presentata come un avvenimento teatrale, anche se è un teatro immobile. Credo che questo abbia cerato molta suggestione, molto fascino e una curiosità che tuttavia esula dal normale mio modo di interfacciarmi con mostre, gallerie, musei, è qualcosa di vicino ma anche di curiosamente nuovo”.

“Le nostre due opere fanno, sì, da supporto una all’altra, ma sono in realtà completamente autonome, ciascuna vive di vita propria […] In questo luogo la cosa più interessante è l’incontro di due linguaggi, il suono e l’immagine, che chiaramente provoca un’altra forma espressiva, un’altra forma di linguaggio”.

Mimmo Paladino in G. Celant, Paladino, Milano 2017, pp. 407 e 415.

L’istallazione rimanda a diverse fonti indirette di suggestione, dai calchi di Pompei ad alcune figure etrusche, ma è ispirata ai disegni realizzati da Henry Moore nei rifugi anti-aerei di Londra: ritraggono figure rannicchiate e indifese, intente a proteggersi dal terrore dei bombardamenti tedeschi. I coccodrilli guardiani, come nell’antico Egitto, non minacciamo, ma vegliano sui fragili corpi in terra cotta.

Citazioni in mostra

Dirò adunqua puncto essere una cosa tanto picholina quanto è posibile ad ochio comprendere. Le line dico essere extensione da uno puncto ad un altro, la cui largheçça è de simile natura che è il puncto.

Superficie dico essere largheçça et longheçça compresa da le linee. Le superficie sono de molte ragioni, quale triangola, quale quadrangola, quale tetragona, quale pentagona, quale exagona, quale octagona e quale de più et diverse facce, commo per figure ve se dimostrarà.

Piero della Francesca, De prospectiva pingendi, libro primo, proemio [I.0.19-I.0.22]

Corpo ha in sé tre demensioni: longitudine, latitudine et altitudine; li termini suoi sono le superficie.

I quali corpi sono de diverse forme: quale è corpo chubo, quale tetragono che non sono de equali lati, quale è tondo, quale laterato, quali piramide laterate, et quale di molti et diversi lati, sì commo ne le cose naturali et ancidentali se vede.

Piero della Francesca, De prospectiva pingendi, libro secondo, proemio [II.0.1-II.0.2].

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