Castiglion Fiorentino, bufera per la scultura con i simboli della bandiera turca. Sgarbi: "Ritiriamo l'opera"

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Protesta dell’ambasciata turca a Roma, interlocuzioni con il nostro Governo per ripianare l’equivoco. Rischiava di causare un incidente diplomatico tra Italia e Turchia la scultura dell’artista Paolo Lelli dal titolo “Autentica turca” esposta nell'ambito "I mille di Sgarbi"
La latrina in ghisa con sopra stampati una stella a 5 punte e la mezza luna, simbolo dell’Islamismo, esposta a Castiglion Fiorentino per l’inaugurazione (solo le autorità per le restrizioni del Covid) della rassegna “I Mille di Sgarbi”, organizzata dall’associazione “Lo Stato dell’Arte”. L’opera, pubblicata in un post sulla pagina Facebook (seguita da oltre 2 milioni e 200 mila utenti) del noto critico d’arte, lo ha sottoposto ad un fuoco di fila di cittadini di fede islamica e immigrati arabi, con insulti e minacce anche pesanti, da oggi al vaglio dell’autorità giudiziaria. "È solo un’opera d’arte,  non una dichiarazione di guerra o un’azione blasfema. Sono rimasto comunque sorpreso per la natura di certi commenti che incitano all’odio e alla violenza contro di me. Chiederò al mio legale di fare le necessarie azioni nei confronti delle autorità di polizia. Ci sono in giro molti esaltati", ha dichiarato Vittorio Sgarbi. Nel tardo pomeriggio di ieri si sono susseguite una serie di telefonate con autorità locali, Sgarbi e rappresentanti di Governo, interlocuzioni dalle quali, anche se nessuno lo ha detto chiaramente, è emersa la ferma protesta dell’ambasciata turca a Roma con il nostro Governo per quella che è stata ritenuta una “provocazione”. A tarda sera, dopo che da Roma era stata manifestata a Sgarbi “preoccupazione per il clima di tensione”, la decisione dello storico e critico d’arte, d’intesa con gli organizzatori della mostra e il sindaco Mario Agnelli, di ritirare l’opera tra quelle esposte al museo archeologico.
Come ribadito nel corso dell’inaugurazione - spiega Sgarbi - in quella scultura c’era solo un calembour, un banale gioco di parole, solo ironia. Non era certo una dichiarazione di guerra, men che meno un attacco al governo turco o all’Islam. C’è stata una evidente strumentalizzazione alla quale non intendiamo prestare il fianco. A riprova di ciò ho chiesto al sindaco d’invitare in città l’ambasciatore turco in Italia per il prossimo marzo. Non potrà certo essere una opera d’arte a incrinare i rapporti tra Italia e Turchia, paese, peraltro, che amo e nel quale mi sono più volte recato in visita, anche recentemente”.
Frastornato, invece, l’artista Paolo Lelli che così dichiara: “Condivido anch’io la scelta di ritirare l’opera: non pensavo che un’allusione ironica potesse scatenare questo putiferio”.

 

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