Se il clima cambia non possiamo restare fermi

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Carlo Bartolini Baldelli, Confagricoltura Arezzo: "Urgente pianificare la gestione della risorsa idrica, servono investimenti, estendere le reti, dare sicurezza di approvvigionamento alle aziende agricole"

Se il clima cambia, non possiamo restare fermi, servono investimenti per nuove opere che consentano di ridurre le perdite, estendere le reti e offrire maggiore sicurezza di approvvigionamento alle imprese agricole. È quanto richiede Confagricoltura Arezzo che con il presidente Carlo Bartolini Baldelli si rivolge alle istituzioni: «Tutti noi abbiamo potuto notare quanto, in questi ultimi anni, i fenomeni piovosi avvengano con sempre maggiore intensità e minor frequenza. Si alternano momenti di forti piogge, che talvolta causano disastri mettendo a dura prova le attività agricole e l'equilibrio idrogeologico, a stagioni di totale assenza di precipitazioni, che provocano siccità drammatiche come quella che stanno vivendo oggi molti territori della nostra provincia».

In primo luogo servono più bacini per trattenere la risorsa anche durante gli eventi meteo estremi: «Se pensiamo che circa il 90% dell'acqua piovana prosegue nel suo ciclo ritornando nei fiumi e nel mare si rende indispensabile, con la dovuta attenzione all'equilibrio ecosistemico, una seria riflessione sulla possibilità di trattenerne una percentuale maggiore - spiega Bartolini Baldelli - Ciò è possibile se viene messa in campo una strategia che punti, nel medio/lungo periodo a realizzare nuovi bacini di accumulo di medie e grandi dimensioni e, nel breve periodo, a fornire gli incentivi necessari alle imprese agricole per creare piccoli invasi, funzionali all'irrigazione (oggi si pensa solo ad oberare gli agricoltori con costosi adempimenti per la manutenzione di quelli già esistenti).

Un migliore sfruttamento della risorsa idrica piovana tramite una maggiore capacità di stoccaggio garantirebbe più acqua per il comparto agricolo (ma nel caso dei medi/grandi invasi anche per l'idropotabile e per la produzione di energia rinnovabile), diminuendo la pressione di attingimento sulle falde sotterranee e sui corsi d’acqua».

Estendere le reti non è più rinviabile, ci sono ancora importanti aree non raggiunte dal «Sistema Montedoglio»: «Altrettanto indispensabile e urgente - prosegue il presidente di Confagricoltura Arezzo - è mettere in opera i progetti di sviluppo dei distretti ancora non irrigui come ad esempio l'area sud della Valdichiana. Molte imprese agricole soffrono fortemente la mancanza di acqua e, in annate come questa, rischiano di vedere svanito tutto il loro lavoro con perdite economiche devastanti ed inevitabili ricadute sull’occupazione».

Il mondo agricolo è disposto a fare la sua parte investendo in tecnologia e irrigazione di precisione, al fine di ottimizzare l'uso della risorsa e riducendo così al minimo eventuali sprechi: «Crediamo però - continua Bartolini Baldelli - che anche i gestori delle infrastrutture funzionali al trasporto dell'acqua debbano fare la propria parte, investendo quanto necessario. Ancora oggi, nei nostri territori, oltre il 40% dell'acqua viene persa durante il trasporto. Tradotto in numeri, per 100 litri di acqua che partono dal luogo di stoccaggio, oltre 40 vengono dispersi nel terreno e meno di 60 arrivano al rubinetto».

Infine serve un nuovo patto di sistema fra uso idropotabile e uso agricolo: «In futuro l'acqua disponibile all'utilizzo umano sarà sempre più scarsa, pur rimanendo elemento vitale per le imprese agricole e per la popolazione. Popolazione che ne beneficia in modo diretto tramite l'uso domestico ed in modo indiretto tramite il consumo di generi alimentari. Il cibo e l'acqua, che tutti noi (nella misura attuale) talvolta diamo per scontati, sono in realtà l'unica cosa di cui non possiamo e non potremo fare a meno - conclude il presidente di Confagricoltura Arezzo - Per questo motivo urge una chiara e lungimirante strategia per la gestione della risorsa idrica.

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