Futuro della montagna, Stefani: "Servono più risorse"

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In Toscana nella manutenzione ordinaria si sono investiti poco più di 7,4 milioni di euro nel 2019; 8,2 milioni di euro  nel 2020. L’Alto Valdarno tra i Consorzi che gestiscono aree montane più ampie e che investono di più nel reticolo di montagna

Le risorse disponibili non sono sufficienti per una adeguata manutenzione dei corsi d’acqua nei territori montani. Qui l’attività di bonifica va potenziata per mettere in sicurezza anche il fondovalle”. 

Serena Stefani,  vice Presidente di ANBI Toscana, ha lanciato un messaggio chiaro, condiviso dagli amministratori locali e dagli esperti intervenuti alla due giorni on air “Presenti al futuro, le nuove sfide per la montagna”, organizzata da Anci e Regione Toscana

Poco più di 7,4 milioni di euro di interventi di manutenzione ordinaria nel 2019, meno di 8,2 milioni nel 2020 non sono sufficienti a garantire una corretta manutenzione del reticolo di gestione nelle aree montane, aree fragili e delicate dal punto di vista idrogeologico e caratterizzate dalla presenza di numerose opere, costruite dall’uomo per rallentare la caduta dell’acqua a valle, per attutire   la forza con vengono trasportati i sedimenti e contenere il rischio frane. Le cifre disponibili sono troppo piccole per soddisfare bisogni tanti grandi”,

ha detto Serena Stefani, vice Presidente di ANBI Toscana, intervenendo ieri a “Presenti al futuro, le nuove sfide per la montagna”, il web meeting organizzato da Anci e Regione Toscana.

Il suo intervento era inserito nella sessione dedicata al “Presidio del territorio”, coordinata da Eleonora Ducci, sindaco di Talla.

Il Consorzio 2 Alto Valdarno con 1,7 milioni di euro del 2019 e i 2,1 milioni di euro del 2020, per la manutenzione ordinaria e complessivamente 1,2 milioni di euro di finanziamenti provenienti da fonti diverse dal contributo di bonifica, è tra i sei enti toscani, uno di quelli che ha da gestire aree montane più estese e che investono cifre più importanti nella loro sicurezza idrogeologica.

“Purtroppo non basta. La bonifica montana è molto impegnativa e costosa – ha specificato Stefani -. Richiede   personale specializzato, l’apertura di piste apposite per raggiungere i tratti e le opere da manutenere, un’attività di vigilanza su un territorio spesso inaccessibile. Tra l’altro dalla funzionalità e dalla tenuta idraulica di queste aree dipende la sicurezza del fondovalle.  Quindi, mai come in questo momento di cambiamenti climatici e di nuove sfide, dobbiamo trovare soluzioni per fare in modo che la montagna resti viva. Dal canto nostro siamo impegnati a coinvolgere nell’attività di manutenzione le imprese agricole: offrire loro la possibilità di  integrare il reddito  facilita la permanenza in zone “difficili” che potranno continuare cosi ad essere presidiate. Favorire la crescita della popolazione vuol dire anche avere a disposizione un contributo consortile più cospicuo da investire in zona. Ma è ancora poco. Dobbiamo trovare risorse diverse, provenienti da altre fonti, da dedicare a un piano per la montagna, consapevoli che sistemare queste zone significa difendere dalle alluvioni e dagli allagamenti anche le città di pianura. Altra leva da azionare sono i nuovi e flessibili strumenti di partecipazione utili per tutelare, promuove e difendere gli ambienti fluviali, come i contratti di fiume. Per questo abbiamo tenuto a battesimo e faremo crescere Casentino H2O, il contratto di bacino che sta muovendo i suoi primi passi, anticipato da importanti e partecipate iniziative come l’acquatrekking day e lo stone balancing day che si sono tenute nei mesi estivi”.

Le posizioni di Serena Stefani sono state rafforzate dall’intervento del prof. Federico Preti che, citando alcuni progetti di ingegneria naturalistica realizzati nell’Alto Valdarno, ha evidenziato l’importanza di un’attività di manutenzione costante e continua.

“Il tema della bonifica montana deve diventare centrale – ha concluso Eleonora Ducci che ha guidato e coordinato la sessione -. Chiediamo alla Regione Toscana di affrontare il tema con politiche adeguate che tengano conto del rapporto di sussidiarietà tra pianura e montagna con una gestione equilibrata delle risorse”.

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