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sabato | 17-05-2025

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È morto Enzo Boschi, il geofisico aretino di fama mondiale per 12 anni alla guida dell’Ingv

Boschi ha studiato in moltissimi istituti ed era stato professore ordinario di sismologia all’Università di Bologna. Era diventato presidente dell’INGV nel 1999, restandoci fino al 2011. Nel 2012 venne condannato a sei anni di carcere perché accusato di eccessive rassicurazioni prima del terremoto che colpì l’Aquila nel 2009. Boschi è stato poi assolto in appello, con sentenza confermata dalla Cassazione.

La notizia è stata diffusa dallo stesso INGV.

Le esequie saranno celebrate lunedì 24 dicembre a Bologna

Laureatosi in Fisica presso l’Università di Bologna, si è interessato alla geotermia, sismologia e geologia ambientale.

Dopo aver proseguito gli studi in Inghilterra (Università di Cambridge), Francia (Laboratoire des Hautes Pressions del CNRS a Parigi) e USA (California Institute of Technology di Pasadena e Università Harvard) è stato nominato professore ordinario di Sismologia all’Università di Bologna (1975).

Dal 1982 è socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Dal 1983 fa parte della Sezione Sismica della Commissione “Grandi Rischi” dell’allora Ministero per il coordinamento della Protezione Civile.

Nel 1988 è stato nominato presidente della commissione per la prevenzione dai disastri naturali del Ministero dei Lavori Pubblici. Nel 1989 è stato nominato presidente del Consiglio Nazionale Geofisico (CONAG) del Ministero per l’Università e la Ricerca Scientifica e Tecnologica. Nel 1991 è stato nominato membro del comitato nazionale italiano per il “Decennio internazionale per la riduzione dei disastri naturali”. Nel 1992 è stato nominato membro dell’Accademia Europea.

Nel 1996 è stato nominato membro del consiglio d’amministrazione e vice presidente del Centro di Cultura Scientifica Ettore Majorana. Dal 1999 è il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, l’ente italiano che, fra le altre attività, gestisce la rete di controllo sui fenomeni sismici e vulcanici, ed ha organizzato il monitoraggio di tutti i vulcani attivi italiani. Nel 2002 diviene fellow dell’American Association for the Advancement of Science (AAAS).

Nel 2003 assume la presidenza del Land Subsidence Committee. Dal 2005 è Socio dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna, nonché componente del Collegio della Fondazione della Cassa di Risparmio in Bologna. Nel 2007 diventa socio ordinario nel Catalogo degli Accademici Incamminati. È autore di oltre 200 pubblicazioni, fra cui alcune divulgative. L’11 agosto 2011 il Ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, non potendo rinnovare ulteriormente il suo mandato, decide di sostituire Boschi alla presidenza dell’INGV dopo 12 anni (28 se si conta anche il periodo alla guida dell’ING) con Domenico Giardini, allievo dello stesso Boschi e da anni presidente del Centro sismico elvetico.

La previsione dei terremoti

Nel gennaio 1985 è stato promotore, insieme a Franco Barberi, di una segnalazione di “allarme terremoto”, per la prima e per ora unica volta in Italia. In base ad analisi storico-statistiche, fece una previsione di un imminente sisma nell’area della Garfagnana. Il ministro della Protezione Civile Giuseppe Zamberletti proclamò lo stato di allerta per dieci comuni, evacuando circa centomila sfollati. Non si verificò nessun sisma e Zamberletti finì sotto inchiesta per procurato allarme.

Il 30 marzo 2009 Boschi partecipò ad una riunione della Commissione Nazionale per la Previsione e Prevenzione dei Grandi Rischi nella quale alcuni altri membri della commissione esclusero sostanzialmente l’esistenza di pericolo, dichiarando che la situazione era favorevole, e che si potevano escludere danni alle strutture. Nel corso della riunione Boschi non assecondò né contestò queste affermazioni, ma definì “improbabile” una scossa.

Ad aprile 2009, invece, Enzo Boschi è stato un aspro oppositore di Giampaolo Giuliani sul tema dei precursori sismici, affermando l’impossibilità di prevedere i terremoti. Come aveva già sostenuto a Mirandola nel giugno del 2008, secondo quanto riferisce una testata online abruzzese, anche il 22 maggio 2012 dopo le prime scosse di terremoto a Finale Emilia, fece un’altra previsione. In un’intervista a Radio Montecarlo dichiarò che non si potevano aspettare scosse di magnitudo superiore a 5. Il 29 maggio, invece, la zona fu colpita da un terremoto di magnitudo 5.8, cioè un terremoto che ha rilasciato un’energia circa 16 volte superiore al massimo previsto da lui.

Lo scontro con Tazieff

Nel settembre 1989 fu protagonista di una dura discussione col vulcanologo francese Haroun Tazieff nel corso della trasmissione televisiva “Alla ricerca dell’Arca”, ove il conduttore Mino Damato aveva organizzato un dibattito in studio riguardo a una metodologia chiamata VAN che avrebbe dovuto permettere di prevedere i terremoti, ideata e sperimentata con apparente successo da geofisici greci, sostenuta da Tazieff e da costui introdotta in Francia nel 1982. Boschi ribadì seccamente il suo convincimento sull’impossibilità di prevedere i terremoti e Tazieff lo apostrofò come “assassino delle vittime dei futuri terremoti.

La polemica con Bertolaso

Subito dopo il terremoto dell’Aquila del 2009 Guido Bertolaso ha dichiarato che «in una conferenza stampa Boschi ha stabilito che non era prevedibile alcuna situazione di terremoto più violenta di quelle che si erano registrate». Boschi in relazione a ciò ha affermato «Il fatto che io possa avere escluso forti scosse in Abruzzo è assurdo» e che dunque «qualcuno ha mentito», aggiungendo di aver mandato «all’Ufficio sismico della Protezione civile un comunicato sulla sequenza in atto che non può essere certo considerato tranquillizzante».

Boschi ha inoltre definito “del tutto irrituale” la riunione della Commissione Grandi rischi convocata da Bertolaso all’Aquila il 31 marzo, dopo una scossa di magnitudo 4, lamentando l’assenza di una discussione sulle misure da intraprendere, la conclusione prematura e l’anomala vicenda riguardante il verbale della riunione che, invece di essere compilato subito dopo l’incontro, fu invece prodotto immediatamente dopo il sisma del 6 aprile e gli venne sottoposto per la firma motivandolo con “ragioni interne” quando invece fu pubblicato sui giornali. Bertolaso ha replicato accusando Boschi di mettere in atto «un tentativo tardivo di esonero dalla propria responsabilità» e, quanto alle accuse «sulla confusione e la mendicità delle notizie diffuse dal dipartimento prima, durante e dopo il sisma», ha minacciato di ricorrere in tribunale.

Il processo alla Commissione Grandi Rischi

Il 2 giugno 2010 la procura dell’Aquila notifica l’avviso di chiusura indagini per Boschi, Franco Barberi, Bernardo De Bernardinis, Giulio Selvaggi, Gian Michele Calvi, Claudio Eva e Mauro Dolce (componenti della Commissione Nazionale per la Previsione e la Prevenzione dei Grandi Rischi), che si era riunita sei giorni prima del terremoto che colpì L’Aquila. L’accusa formulata era quella di omicidio colposo. Questa non deriva, come erroneamente riportato da alcuni organi di stampa, dal non aver previsto il terremoto o fatto evacuare il capoluogo abruzzese, quanto dall’aver dato rassicurazioni infondate alla popolazione, causando la morte di chi, fuorviato da quelle indicazioni, aveva smesso di seguire le normali regole di precauzione (quali ad esempio uscire dagli edifici nelle ore successive alle forti scosse). Un sismologo arrivato a riunione iniziata ha riferito che durante la riunione stessa a suo giudizio furono fatte affermazioni non suffragate da dati scientifici e “previsioni” rassicuranti ma, sempre a suo giudizio, prive di fondamento.

Nelle settimane successive è giunta a Boschi la solidarietà dei suoi sottoposti dell’Ingv.

Il 22 ottobre 2012 Enzo Boschi viene condannato a sei anni di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici e interdizione legale durante l’esecuzione della pena, e risarcimento fino a 450.000 euro per le vittime, assieme agli altri partecipanti alla riunione della Commissione Grandi Rischi.

L’appello, conclusosi il 10 novembre 2014, conferma l’esistenza del reato di omicidio colposo, ma condanna il solo De Bernardinis a due anni con pena sospesa. Gli altri imputati sono assolti, per non aver commesso il fatto. Nelle motivazioni “… la verifica della correttezza scientifica delle valutazione formulate dagli imputati, da effettuarsi alla luce dei contributi tecnici in atti, conduce necessariamente alla conclusione che nessuna censura possa essere mossa sul punto agli imputati …”. Quindi gli imputati dal punto di vista scientifico hanno tenuto un comportamento corretto, mentre la condanna a De Bernardinis è imputabile essenzialmente alle dichiarazioni rilasciate nell’intervista televisiva prima della riunione.

Il 21 novembre 2015 la Cassazione conferma la sentenza di assoluzione formulata dalla Corte di Appello.

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