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domenica | 08-06-2025

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Finanziamenti europei, non esistono pasti gratis

Oggi è tutto un chiedere, un presentare progetti, alcuni sono poco più che dei pezzi di carta, ma che importa? Come si dice dalle nostre parti: “chi chiede è un chiedone e chi non chiede è un coglione”, il resto si vedrà.
In teoria questa massa di progetti dovrebbe servire a rilanciare la competitività di questo malandato paese. E che sia malandato lo dimostra il fatto che in Europa siamo quelli che hanno ottenuto più finanziamenti di tutti. Li abbiamo avuti non perché siamo più bravi degli altri ma perché eravamo quelli che stavano peggio. Insomma il covid ha rappresentato, per una classe politica di scarso valore, il biglietto vincente della lotteria di capodanno.
Come saremmo messi oggi senza i due anni di sospensione del tempo e dello spazio cui ci ha costretto l’epidemia? Cosa avrebbero raccontato ai cittadini i vari sindaci, Presidenti di Regione, Ministri in assenza del maledetto virus? Di sicuro parlerebbero di un’altra Italia, piena di debiti, con una crescita economica irrilevante e senza uno straccio di prospettiva. Invece le cose sono andate di lusso per chi, senza pestilenza, non avrebbe saputo a che santo votarsi.
Guardiamo ai fatti. Quando il morbo infuriava c’è stata una sovraesposizione mediatica paurosa (e fruttuosa) per chi deteneva le leve del comando: ogni sera bollettini, pellegrinaggi e appelli alla ragione. E mentre si chiacchierava (molto) la pandemia diventava la scusa per non fare niente. Perfino se tracimavano i fossi la colpa era del virus. Nel clima emergenziale anche la voce delle opposizioni era diventata fiacca perché, di fronte al pericolo, occorreva mostrare virtù civiche, le contese erano inutili e ogni accenno di dissenso era visto come un cane in chiesa.
Adesso, elaborato il lutto, è cominciata la festa, si ride, si spende e si spande. Le pagine dei giornali e i social sono diventati dall’oggi al domani, la cassa di risonanza per centinaia di progetti che comuni, Regioni, ministeri, società pubbliche, hanno tirato fuori dai cassetti.
A dire il vero alcuni progetti hanno una loro “ratio”. Penso, nel nostro piccolo, a quelli per l’edilizia scolastica, per le infrastrutture, per il piano irriguo. Tuttavia in altri casi sono davvero uno spreco. E non solo perché i soldi in arrivo non saranno tutti a fondo perduto ma perché, se buttiamo al vento l’occasione di rilancio offerta dal PNRR, ci ciucceremo il dito per i prossimi cento anni.
Ma questo fatto non sembra impensierire gli allegri compagnoni che, con i finanziamenti in arrivo, hanno iniziato a zompare come grilli, avviando, con qualche anno di anticipo, lunghe campagne elettorali pagate dalla vituperata Europa. Con i fondi del PNRR si finanziano parchi che costano un occhio della testa, manco fossero i giardini pensili di Babilonia e si sovvenzionano marciapiedi in alabastro e lampioni liberty in stile Hollywoodiano. Cose belle da vedersi ma che non servono sicuramente per rilanciare l’economia.
Anche in questo caso la pandemia è stata un bel colpo di fortuna. Amministratori che senza il virus del covid avrebbero portato a consuntivo risultati uguali a zero, oggi si propongono come grandi strateghi.
Di questa situazione una grossa responsabilità la porta di chi non ha avuto il coraggio di stringere i cordoni della borsa. Andate a vedere quanto sono più vincolanti i bandi pubblici in Francia o in Germania. Da quelle parti si spende guardando ai reali bisogni del paese, bisogni che non sempre coincidono con gli appetiti dei municipalismi. Avrei preferito mille volte che i soldi dell’Europa andassero a rafforzare le piccole e medie imprese, piuttosto che vederli spandere in mille rivoli. Avrei preferito mille volte acqua per l’agricoltura, autostrade informatiche per le aziende, mobilità verde, infrastrutture viarie, innovazione e ricerca per ridare forza al territorio, piuttosto che un giardino dai fiori sgargianti che in autunno appassiscono.

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