Frasi sul web attivano l’FBI. Da Arezzo la risposta tranquillizzante chiude il caso

Sul web le tracce restano. Non solo: fanno anche il giro del mondo. E possono creare guai. È quanto dimostra la vicenda di un giovane di 14 anni, aretino, oggetto delle attenzioni del fantomatico ed evidentemente efficientissimo Federal Bureau of Investigation, noto con la sigla FBI, agenzia governativa di polizia federale degli Stati Uniti d’America che ha la competenza in tutti gli stati per alcuni reati, tra cui l’antiterrorismo e l’intelligence interna. Gli investigatori statunitensi sono intervenuti a seguito di un commento lasciato dal ragazzo sul canale YouTube, esattamente sul contenuto relativo ad una strage avvenuta in una scuola americana. Le parole utilizzate dal 14enne sono parse talmente gravi, da suggerire immediata attività d’indagine e prevenzione. In sostanza, il minore avrebbe scritto un commento sulla sparatoria esprimendo addirittura il desiderio di fare la stessa cosa nella sua scuola. L’FBI ha ravvisato nel commento estrema pericolosità, perciò ha inviato una segnalazione urgente in Italia per scongiurare possibili conseguenze, non escludendo una potenziale replica di quella vicenda. L’Fbi ha investito della vicenda la Polizia Postale italiana, che nel giro di un paio d’ore ha individuato la persona che si celava dietro al profilo. Così gli agenti della polizia postale di Arezzo e la Polizia Municipale si sono recati nell’abitazione del giovanissimo per una perquisizione domiciliare. Obiettivo: accertare la presenza di armi e capire chi, se lui o il fratello 17enne, avesse lasciato il commento sul social network. Da Arezzo è partito verso gli Stati Uniti un verbale rassicurante: niente armi, l’autore del commento era il 14 enne, del tutto inconsapevole della gravità di quanto scritto. Il ragazzo è stato segnalato alla procura dei Minori. Falso allarme, insomma. O forse il vero allarme, quello relativo alla consapevolezza dell’utilizzo corretto del web, rimane.