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lunedì | 08-12-2025

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Politica

Arezzo e Siena, lite sulla sanità. De Mossi: “Feriti”. E Tanti: “Le scuse vanno agli aretini”

Gli ospedali COVID sono Arezzo e Grosseto, parola di Asl sud est. Mai dato valutazioni sulle offerte sanitarie altrui. Chiedere scusa a Siena? Per me è una città amica, semmai le scuse e i ringraziamenti vanno agli aretini per le difficoltà con stravolgimento del San Donato“.

Il fatto che Siena non avesse una zona COVID-19 è apparso – almeno a me – singolare“: questo il senso del ragionamento dell’assessore Tanti espresso lo scorso 3 maggio, che ha suscitato la reazione irritata del primo cittadino senese Luigi De Mossi e del direttore generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria senese Valter Giovannini, che in una nota congiunta scrivono, fra l’altro:

“Le affermazioni dell’assessore Lucia Tanti in merito all’incapacità sanitaria dimostrata dalla città di Siena ci lasciano stupiti, per non dire sbigottiti. Utilizzare un argomento serio e per taluni versi doloroso, qual è la pandemia da COVID-19, al mero scopo di acquisire consenso elettorale, infatti, ferisce la sanità cittadina e, in particolar modo, tutti i professionisti delle Scotte che, da subito, si sono predisposti ad affrontare questa battaglia, per il bene dei cittadini del territorio comunale e non solo, in sinergia con l’amministrazione comunale. Mal si comprende, dunque, quanto affermato, alla luce di quanto fatto dalla direzione aziendale dell’Azienda ospedaliera che, in merito alla situazione di emergenza pandemica, ha risposto tempestivamente alle esigenze sanitarie che progressivamente si sono manifestate, spesso anticipandole”.

“‘Gli ospedali San Donato di Arezzo e Misericordia di Grosseto sono Ospedali COVID, ovvero dedicati alla presa in carico attraverso il ricovero di pazienti risultati positivi al tampone con sintomatologia grave e che necessitano di assistenza medica e infermieristica continua. Al fine di separare il percorso per la cura del coronavirus dagli altri percorsi di cura ospedalieri (…) le altre attività sono state dirottate ad altre strutture (…)’. Questo è ciò che si legge nel sito dell’Azienda Usl Toscana sud est e questo è ciò che spiega la mia osservazione, che di certo non comporta alcuna valutazione circa il contributo sanitario ad una pandemia che, in quanto tale, non può che coinvolgere tutte le strutture sanitarie di tutti i territori”.

L’assessore Lucia Tanti risponde con decisione al direttore generale dell’azienda ospedaliero-universitaria Le Scotte Valter Giovannini, che in una nota (condivisa anche dal sindaco senese Luigi De Mossi) ha preso le distanze dalle dichiarazioni dell’assessore circa i presidi COVID della Toscana sud est.

Lontana da me la volontà di criticare o addirittura attaccare Le Scotte, come leggo in alcuni giornali“, continua Tanti. “La mia osservazione parte da due considerazioni: la prima che è chiaramente legata a quanto sopra riportato, la seconda è che avere individuato il San Donato come ospedale COVID ha determinato per la sanità aretina una serie di necessari aggiustamenti che hanno stressato fortemente il sistema. Non ho fatto alcuna valutazione funzionale, né sono entrata nel merito della risposta data da Siena all’emergenza sanitaria. Esiste invece una valutazione gestionale della sanità toscana che ci dice che gli ospedali COVID sono Arezzo e Grosseto“.

“E c’è una evidente differenza tra trattare pazienti COVID e dotarsi di posti letto necessari alle esigenze della zona di riferimento, ed essere presidi sanitari definiti Ospedali COVID: nel primo caso si fanno interventi all’interno di una organizzazione senz’altro rimodulata ma sostanzialmente rimasta invariata nei servizi, mentre essere Ospedali COVID ha determinato una rivoluzione proprio di quei servizi, che hanno obbligato i cittadini a fare fronte ad un cambiamento sostanziale nel loro rapporto con il servizio sanitario.

Singolare che questa basilare differenza sfugga a Valter Giovannini, autorevole voce della sanità in Toscana. Ricordo che da quando il San Donato è uno dei due ospedali COVID della Sud Est, questa è stata la riorganizzazione (peraltro costata 13 milioni – sic! – alla Regione Toscana): l’attività di chirurgia generale e specialistica, programmata e in urgenza, spostata al Centro Chirurgico Toscano; la traumatologia minore, l’ortopedia oncologica dirottate alla Clinica San Giuseppe Hospital; l’attività oncologica, l’ematologia, dal San Donato trasferite alla palazzina CALCIT; l’Hospice e il servizio Scudo – cioè assistenza oncologica – presso Pescaiola nella struttura di Koinè; la traumatologia ortopedica maggiore, la radioterapia, entrambe fuori Arezzo e dirottate all’Ospedale La Gruccia di Montevarchi; l’endoscopia e la dermatologia anch’esse fuori Arezzo presso l’Ospedale Valtiberina di Sansepolcro e le urgenze oculistiche da Arezzo all’Ospedale La Fratta di Cortona e all’Ospedale Valtiberina di Sansepolcro.

Servizi spostati e ora sparsi anche fuori città nella logica di una scelta che rispettiamo, ma che ha ‘stravolto’ il nostro ospedale. Se scuse devo porgere, allora le porgo ai miei cittadini, che si sono trovati ad affrontare moltissime criticità per colpa di nessuno, ma non per questo meno difficili da vivere come testimoniano le numerose segnalazioni che quotidianamente ricevo. Siena è una città amica, e molto – e non solo per questioni di assonanza politica -, ma sulle scelte sanitarie regionali mi tengo la totale libertà di dire quello che vedo e quello che penso in una storia che, almeno da dopo l’istituzione della mostruosa aslona, vede Arezzo mortificata e mai valorizzata quanto avrebbe meritato; tendenza che proprio in questo ultimo anno e mezzo stiamo tentando di invertire anche grazie al direttore generale Antonio D’Urso”.

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