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sabato | 08-11-2025

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Politica

Mettiamo in quarantena la polemica, ma non mettiamo in quarantena la politica

Come non essere d’accordo? Quando il nemico è alle porte, l’unità è fondamentale per vincere la guerra. Tuttavia essere persone assennate, non significa per forza diventare “buonisti”, o peggio essere sordi, ciechi e muti.
Non ho mai amato il “buonismo” perché spesso, sotto la patina dei buoni sentimenti, si nascondono gli opportunismi e la poca voglia di assumersi responsabilità.
Sarà per questo, o forse per la forzata clausura che induce a pensieri proibiti, che affermo solennemente di non poterne più di questo clima mieloso dove, in nome dell’emergenza si devono evitare critiche e ci si dichiara pronti a collaborare su tutto. Collaborare per alleviare disagi e sofferenze è sacrosanto ma la collaborazione si ferma lì, perché per il dopo molto ci sarà da discutere.
L’unica cosa che appare bipartisan, in questo periodo di ritiro forzato, è la facoltà di sparare cazzate. Quelle non mancano, perché la cazzata sdrammatizza e per di più non costa fatica. Non sono contrario allo scherzo e alle facezie, poiché, come diceva Goethe: “da un sorriso nasce sempre un altro sorriso“. Nondimeno è altrettanto necessario mantenere alta l’attenzione su quello che accade nel mondo esterno e dunque in nome dell’emergenza non si possono comprimere le opinioni, per quanto appaiano critiche.
Il dubbio che mi rode è che, con la scusa dell’emergenza, possa passare di tutto e di più e chi solleva perplessità, è tacciato di disfattismo. Mi pare di essere tornato indietro nel tempo quando i manifesti appesi ai muri ammonivano “taci il nemico ti ascolta”.
Va bene, mettiamo in quarantena la polemica improduttiva, ma non mettiamo in quarantena la politica. Io rivendico il diritto alla critica, la potestà di segnalare le cose che, a mio giudizio, non vanno, perchè restare a casa non significa alzare un ponte levatoio.
Non so quello che accadrà alla fine di questo purgatorio. Un vecchio motto della politica vuole che le classi dirigenti si formino “dentro il ferro e dentro il fuoco”. Guardando certe facce che scorrono in televisione e nei social mi pare che in pochi siano all’altezza della sfida, qui come a Roma.

Nell’immagine: un frame dal Film del 2006 “Le vite degli altri” (Das Leben der Anderen) di Florian Henckel von Donnersmarck.