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sabato | 10-05-2025

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Sanificare e gestire rifiuti, Tuccitto: “Propongo il generatore ad ozono”

Sanificazione degli ambienti e rifiuti a rischio infettivo. Paolo Tuccitto propone al reparto di Malattie Infettive dell’Ospedale San Donato di Arezzo l’utilizzo di un generatore ad ozono per la sanificazione degli ambienti e spiega ad Arezzo24 un possibile nuovo approccio alla gestione dei rifiuti.

Paolo Tuccitto attende in questi giorni una consegna particolare: aspetta infatti un generatore ad ozono che ha acquistato per sanificare gli ambienti della propria abitazione. Non solo. Questo generatore, appena arriverà, sarà prestato al reparto di Malattie Infettive di Arezzo per essere messo alla prova.

Attendo ormai da giorni un generatore ad ozono che è stato prodotto ed assemblato a Bergamo. Di qui anche le difficoltà per i vari corrieri di effettuare i ritiri e le consegne. L’impianto ha la funzione di sanificare l’aria con utilizzo dell’ozono, un gas altamente disinfettante. In seguito all’acquisto ho pensato di contattare il reparto di Malattie Infettive di Arezzo offrendomi per fare delle prove. Mi hanno risposto che conoscevano già questa tipologia e mi hanno detto che lo stavano cercando per la sanificazione dei loro ambienti. I costi normalmente non sono elevatissimi ma, al contrario, mi è stato riferito dal reparto che i prezzi del solo noleggio non sono proprio economici. Mi sono quindi reso disponibile affinché il reparto possa provarlo gratuitamente e per il tempo che ritenga strettamente necessario e, qualora lo ritenessero valido, potrei metterli in contatto con l’azienda di Bergamo che li produce“.

Giulia: Come funziona il sistema di sanificazione ad ozono?

Paolo Tuccitto: Il prodotto gas ozono è riconosciuto a livello mondiale. In Italia il Ministero della Sanità, con protocollo n°24482 del 31/07/1996, ha riconosciuto il sistema di pulizia ad ozono come presidio naturale per la sanificazione, disinfezione e igienizzazione degli ambienti contaminati da batteri, virus, spore e per il trattamento di disinfestazione da acari, insetti e parassiti vari. A livello internazionale è stato approvato dall’Organismo per la Protezione Ambientale, ente statunitense, come principale prodotto per trattamento dell’aria e dell’acqua. Il meccanismo di azione dell’ozono è di distruggere le membrane cellulari dei microrganismi al solo contatto. Agendo immediatamente l’ozono non consente lo sviluppo di agenti resistenti patogeni.

“Per quanto riguardo il generatore si parla di un dispositivo portatile che può essere trasportato da una stanza all’altra. A titolo esemplificativo, il sistema viene utilizzato nei seguenti ambienti: ospedali, case di riposo, studi medici, asili infantili, scuole, comunità, strutture ricettive, centri benessere, ristoranti, bar, centri commerciali, macellerie, bus, ambulanze, treni, aeromobili, imbarcazioni, caserme eccetera, in tutti quei settori ove viene richiesto una capillare e sicura disinfezione. In Italia, purtroppo, vista la scarsa diffusione, sembra che tutto ciò sia una realtà che pochi conoscono. Durante il funzionamento è vietato entrare negli ambienti dove il dispositivo è in attività, se non dopo che sia trascorsa circa mezz’ora dal termine del trattamento. In questo lasso di tempo l’ozono completerà la sanificazione dell’ambiente e decadendo si sarà trasformato in ossigeno”.

Giulia: Ottimale per un suo utilizzo nell’immediato?

Paolo Tuccitto: Secondo me (ma anche secondo molti esperti) è ottimale. Basta una presa di corrente, calcolare i m3 da coprire ed impostare il tempo per il trattamento. Per esempio, dalla scheda tecnica del macchinario che mi dovrebbe arrivare spero nei prossimi giorni, leggo che è possibile sanificare un locale di 50m3 in 15 min, di 150 m3 in 40 min, progressivamente fino ad un massimo di 300 m3 in 60 min. Senza dimenticare che si possono costruire anche dispositivi per ambienti di maggior volume. Proprio in questi giorni al TG 5 è stata data notizia che il Presidio Ospedaliero di Boscotrecase (Na) ha iniziato a utilizzare un dispositivo di sanificazione a raggi ultravioletti. Peccato che sia una tecnologia di produzione americana. In commercio ce ne sono di varie tipologie: alcuni lavorano con scarica elettrica in aria, altri per scomposizione metallica (per esempio il biossido di titanio), altri con l’utilizzo di emissione di UV, proprio come quello in uso alla Asl 3 di Napoli. Poter scegliere una società italiana favorirebbe lo sviluppo industriale della nostra economia, soprattutto per il periodo che stiamo vivendo.

Giulia: Smaltimento dei rifiuti e COVID-19.

Paolo Tuccitto: Ritengo che il tema COVID e il tema amianto siano abbastanza simili, perché sono entrambi nemici invisibili. Inertizzare significa rendere innocuo un minerale pericoloso come l’amianto, sanificare o ancor meglio sterilizzare significa eliminare agenti patogeni resistenti. A livello di dimensioni, per quanto riguarda il virus si parla di agenti biologici delle dimensioni di micron e quindi millesimi di millimetro; per quanto riguarda l’amianto si parla di silicati dell’ordine sia di micron che di misure nanometriche, quindi millesimi e milionesimi di millimetro. Nemici non visibili a occhio nudo. Ragion per cui tutto ciò che riguarda il loro comportamento sono supposizioni.

Per i rifiuti la situazione ideale sarebbe riferirsi al DPR 254/2003 “Regolamento recante la disciplina della gestione dei rifiuti sanitari”. I rifiuti urbani provenienti dalle abitazioni dove soggiornano soggetti positivi al tampone in isolamento o in quarantena obbligatoria, dovrebbero essere considerati equivalenti a quelli che si producono in una struttura sanitaria a rischio infettivo, come definiti dal Decreto del Presidente della Repubblica. I rifiuti che quindi provengono da ambienti di isolamento infettivo possono essere venuti a contatto con quelli di altre zone e alimentato anch’esso la diffusione sul territorio. Credo che l’utilizzo di più buste per il contenimento dei rifiuti infetti potrebbe non essere sufficiente, soprattutto per il rischio che possano rompersi durante la compattazione e contaminare l’intero carico. Alla termodistruzione, tecnica utilizzata in Italia, il DPR 254/03 prevede anche quella della sterilizzazione in situ, argomento che ho affrontato nel 2013/2014 quando ero consulente per alcuni senatori della Commissione per i Reati Ambientali e sviluppando un atto ispettivo depositato al Senato a novembre 2014. Al tema purtroppo non è stato dato il valore che meritava. L’uso di questi sterilizzatori permetterebbe una più responsabile gestione dei rifiuti a rischio infettivo e un gran risparmio per la spesa pubblica nazionale. Questa tecnologia potrebbe essere estesa anche nella gestione dei rifiuti urbani per la produzione di CSS-Combustibile, come cita il DM 22/2013 creando una materia prima che potrebbe essere conferita nei cementifici, nelle centrali in combustione mista, o negli stessi termovalorizzatori, favorendo l’end of waste di cui tanto si parla.

Giulia: Un progetto a lungo termine che immagino, per una gestione semplificata, farebbe a meno dell’utilizzo degli usuali bidoni dell’immondizia.

Paolo Tuccitto: Il concetto prende una dimensione molto complessa. Non è una cosa che si può fare in pochissimo tempo, di certo in questo momento di emergenza sarà difficile farlo. Occorrerebbe rinnovare il parco degli impianti con nuove tecnologie, come hanno già fatto molti Paesi nel mondo. Ai tempi di AISA avevo proposto una tecnologia innovativa, un termovalorizzatore in ossicombustione che oggi fa parte del complesso trattamento dei rifiuti della città di Singapore, una fra le metropoli più tecnologicamente avanzate del mondo. In questo momento ripensare a queste tecnologie mi darebbe speranza per una ripresa di attività economica-industriale. L’idea ad esempio potrebbe essere creare delle isole tecno/ecologiche presso le quali l’utente si reca per conferire il sacchetto dentro l’impianto predisposto e il “cassonetto”, collegato ad una linea elettrica, raggiunta la capienza del suo serbatoio, inserisce a sua volta il contenuto all’interno della macchina di sterilizzazione. Questo materiale, al termine del trattamento, appare finemente triturato, essiccato, perde gran parte del suo peso e si riduce notevolmente nei volumi. Potrebbe essere bricchettato e stoccato per lunghi periodi senza rischio di infezione ma il suo utilizzo sarebbe comunque il conferimento ad impianti d’incenerimento. La combustione di materiale asciutto, come il CSS-Combustibile – così viene definito dal DM 22/2013 -, favorirebbe una migliore combustione anche miscelato con polvere di carbone. La centrale Enel di Fusina, ad esempio ha una combustione mista fra CDR e carbone e produce meno inquinanti di una normale centrale a carbone. Per il trattamento dei fumi, polveri, furani e diossina, il Centro Sviluppo Materiali di Roma, Gruppo Rina, come anche altre società italiane, possono metterci a disposizione le migliori tecnologie ma anche questa è argomento ampio e complesso che richiederebbe tempo e volontà politica.

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