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martedì | 22-07-2025

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Costruire prospettiva post emergenza: un “comitato di salute pubblica” anche ad Arezzo

Provo una grande pena per coloro che, in momenti tanto drammatici, continuano a polemizzare su tutto, a pubblicare fake news, a imbrodolarsi nel letame della menzogna.

Ci sarà tempo per capire se qualcosa non ha funzionato nel sistema. Oggi si tratta di combattere ma, come insegnava Hemingway: “quello che accadrà in tutti i giorni che verranno può dipendere da quello che farai tu oggi”.  

Per questo, mentre si lotta, occorre che qualcuno s’interroghi sul domani. Mi piace la razionalità meneghina del Sindaco Sala, che ha proposto due cose per la sua città: organizzare un “comitato di salute pubblica” per dare a Milano un’unica voce e mettere in piedi un gruppo di lavoro tra uomini di pensiero, rappresentati dell’economia, del mondo del lavoro, delle scienze e della scuola per costruire una prospettiva per il “dopo-emergenza”.

La stessa cosa andrebbe fatta dalle nostre parti. Fanno bene molti sindaci a dialogare quotidianamente con i propri concittadini. Fanno bene perché non c’è niente di peggio della solitudine disperata di chi, isolato dal mondo, si sente fragile e impotente. Tuttavia ci vuole anche altro.

Ho letto il suggerimento di abbattere le tasse locali e non solo di posticiparle, è una proposta equa a fronte dei danni che imprese e professioni hanno subito e subiranno da questa tempesta. Occorre però capire in che modo i bilanci comunali reggeranno a tale prova e alla inevitabile diminuzione di risorse. Sarà quello il momento delle scelte. Tagliare i servizi? Diminuire le prestazioni sociali? Abbandonare i lavori pubblici? Oppure costruire i bilanci in una prospettiva di sostenibilità e socialità? E ugualmente si tratta di stabilire come saranno utilizzati i denari che lo Stato, finita l’emergenza, metterà sul piatto del rilancio produttivo. Per questo si rende vieppiù indispensabile avere un’idea su quale direzione prendere. La colpa più grave sarebbe seguitare a pensare che niente dovrà o potrà cambiare: fregandocene allegramente dell’ambiente, di un’economia che provoca disuguaglianze smisurate, di un inurbamento selvaggio e senza regole.

No! Perfino da noi, nella  provincia della civilissima Toscana, non tutto potrà continuare come prima. Anche nel territorio aretino ci vorranno idee nuove e una diversa qualità nella politica, nell’economia e nelle istituzioni. Da subito, come fanno a Milano, occorre pensare al domani.