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sabato | 08-11-2025

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Politica

La politica senza autorevolezza ceda le redini alla scienza

Ma per il resto l’immagine è deprimente: caos istituzionale, comportamenti irresponsabili, vetrine mediatiche, giornali che gettano benzina sul fuoco: se andate a leggere i titoli di alcune testate del Nord rimarrete basiti dal livore che trasudano.

L’assenza di una classe politica autorevole (non autoritaria) è sotto gli occhi di tutti. È questo il bel risultato di aver dato valore, nella selezione del ceto politico, al servilismo, alla fedeltà e perfino all’incompetenza. Per questo, di fronte al pericolo, è bene che la politica faccia un passo indietro e si affidi alla scienza. Occorre parlare con una sola voce, non è tollerabile che il governo centrale faccia a pugni con le regioni, i sindaci facciano quello che gli pare e la gente, in questo immane casino, si senta autorizzata a fare ciò che più gli aggrada. Questo non è più tollerabile perché mai, come questa volta, fragile è il confine tra diritti e responsabilità sociale.

Affidarsi alla scienza vuol dire anche prendere provvedimenti draconiani, quelli che la politica non si può permettere per paura di perdere consensi. Perché tra il semplice consiglio e il comando c’è di mezzo un mare d’interpretazioni e di cavilli. Se in Italia il numero dei morti è inferiore solo alla Cina esiste un problema, se il sistema sanitario rischia di implodere è un problema, se i treni diretti a sud sono presi d’assalto è un problema,  se le prigioni sono in rivolta è un problema, se l’economia rischia una gelata paurosa è un problema.

Di fronte a questo scenario non bastano le esortazioni del tipo “fate i bravi, se potete“, ci vuole ben altro. Non se ne può più degli appelli al buon senso dei sindaci, no, non basta! Il bene collettivo impone che chi governa città e paesi si prenda delle responsabilità e inizi a esercitare in maniera seria il potere di ordinanza e non aspetti che sia qualcun altro a levargli le castagne dal fuoco.

Hanno mille volte più coraggio gli operatori economici che sono disponibili  a chiudere i negozi se questo serve a salvaguardare la salute. Ovviamente, siccome nessun pasto è gratis, chiedono uno stop alle uscite fiscali, previdenziali, tributarie, bancarie e degli affitti. E qui si arriva alla seconda fase che nessuno sta prendendo in considerazione. Quale riflesso avrà questo “disastro” sull’economia?  Non c’è solo il fermo del turismo, la ricaduta negativa sarà anche per la manifattura e per i servizi. E in particolare quale riflesso avrà sulle casse dello Stato, degli enti locali, sul debito pubblico, sui parametri economici di un Paese già in precario equilibrio?

Adesso affrontiamo il contagio ma sarebbe bene che qualcuno indichi, fin da adesso, come rimettere insieme i cocci del sistema-Paese. Perché una volta superata l’emergenza non saranno rose e fiori. Sarà allora che vedremo se siamo disposti a sentirci parte di una comunità.

Io prevedo, pur sposando l’ottimismo della volontà, che saranno tempi duri. E qui la politica dovrà tornate a fare la sua parte. Perché è nella distribuzione dei sacrifici (di questo si tratterà) che vedremo se Governo e opposizioni saranno all’altezza del compito che la storia gli ha imposto.