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lunedì | 25-08-2025

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Arezzo, sotto il panforte fu vera gloria? La verifica già nell’anticipo di sabato contro l’Alessandria

Purtroppo ancora una volta il finale contro i bianconeri ci ha riservato un’amarezza, aumentata dalla oggettiva constatazione di un arbitraggio diventato improvvisamente a senso unico negli ultimi 20 minuti (incluso un recupero monstre assolutamente ingiustificato dall’andamento della partita), che ha contribuito ad aumentare la pressione sui nostri. Prima di analizzare la partita in maniera meno adrenalinica e più tecnica, resta da dire della soddisfazione di avere, per l’ennesima volta,  stravinto sugli spalti con oltre 500 tifosi a sostenere la squadra ed a sovrastare spesso e volentieri la curva senese.

Dunque la gara: bruttina nel complesso. Per chi era al “Rastrello” la tensione aggiungeva quel sapore in più che certamente non ha assaporato chi se l’è guardata da casa o gli sguardi più neutrali. Arezzo e Siena hanno giocato a specchio, annullandosi spesso e dimostrando comunque una enorme difficoltà a mettere insieme un’azione geometricamente razionale.

Di Donato aveva apportato alcune modifiche negli uomini ed ha avuto certo una risposta positiva da Tassi (tignoso ma sempre abbastanza lucido)  e dal primo tempo di Benucci (sostanza lì nel mezzo), mentre maluccio è andato Corrado, spesso autore di passaggi rischiosi e poco propositivo e decisamente male Mesina, l’unico in un contesto che aveva almeno il pregio della combattività,  a “ciondolare” stancamente per il campo senza mai proporsi, senza mai prenderla né di testa né di piede.

L’Arezzo ci ha messo l’intensità, il cuore che il tecnico aveva chiesto alla vigilia; continua però a latitare il gioco. Può darsi che dipenda anche dal fatto che si gioca inevitabilmente condizionati da questa brutta partenza stagionale, può darsi che dipenda dal fatto che una collezione di infortuni come quella che ci ha colpito da inizio stagione nemmeno la Roma (club ormai famoso per avere sempre l’infermeria piena), resta il fatto che  la manovra è sempre faticosa, involuta, priva di riferimenti. A tratti si vede qualche sprazzo di giocata in velocità, ma si ha la sensazione che si tratti, anche in questo caso, di episodi legati all’intuizione dei singoli più che ad un progetto di gioco. A Siena ci ha sorretto un tasso di agonismo e concentrazione molto elevato, ma anche molto dispendioso sotto il profilo nervoso. In assenza di un canovaccio credibile, è difficile avere ogni domenica lo stesso atteggiamento, col rischio, in caso di calo di tensione, di subire imbarcate tipo Juve B o Monza. 

In sala stampa un giustamente soddisfatto (e arrabbiato, altrettanto giustamente) Di Donato, ha parlato di rinascita: vedremo. Già nell’anticipo di sabato contro l’Alessandria potremo verificare se sotto il panforte fu vera gloria.