Wine & Food
La cucina italiana patrimonio dell’Umanità Unesco
La cucina italiana, dopo avere ottenuto il 10 novembre scorso il primo via libera dall’UNESCO verso il riconoscimento come patrimonio culturale immateriale dell’umanità, è da oggi la prima cucina al mondo ad essere iscritta nella sua interezza nella Lista dei patrimoni immateriali dell’umanità. A deliberarlo, all’unanimità, è stato il Comitato intergovernativo dell’Unesco, che si è riunito a New Delhi, in India.
Oltre alla cucina italiana, tra le recenti aggiunte all’elenco figurano la festa indù di Diwali e le sue tradizioni, e la cultura delle piscine in Islanda. È la prima volta che una cucina nazionale nella sua interezza, anziché una singola tradizione o ricetta, ottiene lo status di patrimonio mondiale dell’umanità. Il Comitato ha, infatti, affermato che la cucina italiana è una “combinazione culturale e sociale di tradizioni culinarie” e “un modo per prendersi cura di sé e degli altri, esprimere amore e riscoprire le proprie radici culturali, offrendo alle comunità uno sbocco per condividere la propria storia e descrivere il mondo che le circonda”.
La decisione di ammettere la candidatura, che figurava tra le 60 provenienti da 56 Paesi in fase di valutazione, è stata accolta da un lungo applauso nella sala dove si è riunita la commissione. “È un’attività comunitaria che enfatizza l’intimità con il cibo, il rispetto per gli ingredienti e i momenti condivisi a tavola – ha sottolineato l’UNESCO – la pratica affonda le sue radici in ricette anti-spreco e nella trasmissione di sapori, competenze e ricordi attraverso le generazioni. È un mezzo per entrare in contatto con la famiglia e la comunità, sia a casa, a scuola o attraverso feste, cerimonie e incontri sociali. Persone di ogni età e genere partecipano, scambiandosi ricette, suggerimenti e storie, con i nonni che spesso tramandano i piatti tradizionali ai nipoti. Le conoscenze e le competenze relative all’elemento vengono trasmesse sia informalmente all’interno delle famiglie che formalmente nelle scuole e nelle università. Oltre alla cucina, i praticanti vedono l’elemento come un modo per prendersi cura di sé e degli altri, esprimere amore e riscoprire le proprie radici culturali”.
«Il riconoscimento Unesco alla cucina italiana non è una medaglia da appendere al petto: è la certificazione ufficiale di un sistema vivo, concreto, quotidiano, che parte dai campi e arriva alle tavole – ricorda Alberto Lupini, Direttore di Italia a Tavola, nel suo editoriale – oggi salgono simbolicamente sul palco sfogline, pizzaioli, cuochi, camerieri, produttori agricoli e artigiani del gusto. Tutti. È la vittoria dell’Italia che lavora, non dell’Italia da cartolina. Ma è anche il giorno dei camerieri, dei sommelier, dei barman custodi dell’ospitalità, per troppi anni ignorati, troppo spesso invisibili, e della filiera agricola che tiene in piedi l’intero edificio: contadini, allevatori, casari, pescatori, vignaioli, ortolani. È nella fascia media, oggi schiacciata tra l’alta cucina (3/4mila locali al massimo) e il fast food globale (che oggi vale il 14% del mercato), che batte il cuore della ristorazione italiana. È qui che si custodiscono le radici del gusto, la memoria delle ricette, il valore umano del mestiere e la passione di intere generazioni che continuano, con fatica e coraggio, a dare senso al concetto di “mangiare italiano.»
“La cucina italiana è il nostro ambasciatore più formidabile – ha affermato la premier Giorgia Meloni in un videomessaggio in occasione della riunione del comitato Unesco in India – accompagna il turismo, arricchisce l’offerta culturale italiana e annuncia in tutto il mondo il desiderio di essere presente nei tanti luoghi e tra le persone che rendono l’Italia una comunità. E oggi voglio ringraziare tutti gli italiani nel mondo, perché è anche un’opportunità per loro“.




