Politica
“L’amore è un’altra cosa”: la Conferenza delle Donne Democratiche di Arezzo dopo l’ennesimo episodio di violenza
Un’altra donna, un’altra aggressione. Un’altra storia che ferisce la coscienza collettiva.
La Conferenza delle Donne Democratiche della Provincia di Arezzo interviene con indignazione e dolore dopo il gravissimo episodio raccontato dal dottor Manuel Ruggiero, medico del 118, intervenuto per soccorrere una giovane accoltellata più volte dall’uomo che avrebbe dovuto amarla e proteggerla.
Le parole della vittima — «Dottore… non respiro… sto morendo» — risuonano come un grido che va oltre il singolo caso. Sono l’emblema di una tragedia nazionale che continua a ripetersi, giorno dopo giorno. Una realtà che non ammette più silenzi né ritardi.
La violenza non è mai “un fatto privato”
Nel comunicato, le Donne Democratiche ricordano che la violenza contro le donne è un crimine riconosciuto e definito dallo Stato italiano attraverso un impianto normativo preciso. Una tutela che esiste sulla carta, ma che deve trovare applicazione puntuale e immediata.
Vengono richiamate le principali leggi in materia:
-
la Convenzione di Istanbul (2011), ratificata dall’Italia con la Legge 77/2013, che riconosce la violenza contro le donne come violazione dei diritti umani e impegna lo Stato a prevenire, proteggere e perseguire;
-
la Legge 119/2013 (decreto femminicidio), con misure urgenti di tutela e protezione;
-
la Legge 69/2019 – Codice Rosso, che accelera la trattazione delle denunce e introduce nuove fattispecie di reato;
-
la Legge 168/2023, che rafforza ordini di protezione, allontanamento d’urgenza e braccialetto elettronico;
-
gli articoli specifici del Codice Penale che puniscono maltrattamenti, lesioni, violenza sessuale e stalking.
“Questi strumenti ci sono, funzionano e vanno conosciuti” sottolinea la Conferenza delle Donne Democratiche. “Ma da soli non bastano.”
Serve una loro applicazione rapida, rigorosa e senza zone grigie: la protezione delle donne non può essere materia negoziabile.
Le richieste: prevenzione, rete territoriale e sostegno reale
Nel documento vengono indicati alcuni punti imprescindibili per fermare la spirale della violenza:
-
potenziare i percorsi di prevenzione nelle scuole;
-
garantire finanziamenti stabili ai Centri Antiviolenza e alle Case Rifugio;
-
assicurare la piena operatività e la formazione obbligatoria per le figure coinvolte nel Codice Rosso;
-
attivare su tutto il territorio progetti per la responsabilizzazione e il recupero degli uomini maltrattanti.
Per la Conferenza delle Donne Democratiche, la violenza maschile contro le donne non è un’emergenza passeggera, ma una struttura culturale da demolire, con l’educazione, con l’azione politica e con la responsabilità di ogni parte della società.
Vicini a “Marina”, grazie a chi non si volta dall’altra parte
La riflessione si conclude con un pensiero alle vittime:
la giovane soccorsa — indicata con il nome di fantasia “Marina” — rappresenta tutte le donne sopravvissute alla violenza e quelle che non ce l’hanno fatta.
Un ringraziamento va al medico Manuel Ruggiero, che ha scelto di raccontare l’accaduto trasformando il dolore in un forte richiamo sociale.
«La vita delle donne non è negoziabile»
La Conferenza delle Donne Democratiche chiude con una promessa di impegno continuo:
«Vigileremo, denunceremo, proporremo e chiederemo conto. La libertà e la dignità femminile sono principi costituzionali da difendere ogni giorno. Uno Stato è forte solo quando sa proteggere le sue cittadine. E finché esisterà una sola donna che teme per la propria vita, la nostra voce non smetterà di farsi sentire».




