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giovedì | 31-07-2025

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Battaglia su Arezzo casa: Nisini indica Roggi alla presidenza, per il Pd “un’altra vergogna”

Coordinamento provinciale Pd Arezzo:

Mentre assistiamo all’imbarazzo della destra aretina sul caso Coingas, la vicenda del rinnovo del CdA di Arezzo Casa è un ulteriore esempio di bramosia di potere e poltrone ed è doveroso raccontare la verità, in particolare sull’atteggiamento dell’assessore Nisini che, per conto del Comune di Arezzo, sta gestendo la vicenda. Nel suo ruolo istituzionale, dovrebbe sostenere il dialogo tra i sindaci per un’equilibrata composizione del CdA capace di rappresentare tutte  le vallate e le sensibilità politiche in linea con quello con quello che è stato sempre fatto. Invece assistiamo ad un atteggiamento di segno opposto: non solo non c’è mai stato neppure il tentativo di trovare insieme ai sindaci del centro sinistra una soluzione ma si è proceduto per imposizioni. La prima e per noi non accettabile è l’indicazione del Presidente in Lorenzo Roggi, espressione della Lega ed esponente di Casa Pound. Una figura politica che riteniamo non condivisibile per presiedere un ente così importante.  E’ interessante ricordare che il Comune di Arezzo ha un atteggiamento bipolare sulle nomine: da un lato istituisce, attraverso il Consiglio comunale, un albo per raccogliere curriculum di profili candidabili per l’inserimento nelle partecipate, dall’altro vediamo una disattesa totale nei comportamenti conseguenti. Oltre a questo, per onestà di cronaca, è opportuno ricordare come dopo giorni e giorni di una vana ricerca di un contatto con il Sindaco Ghinelli, è pervenuto un messaggio nella notte prima dell’Assemblea  di Arezzo Casa che recitava: “avete due nomi per il CdA di Arezzo Casa?” Crediamo che una proposta di questo tipo sia un’offesa alla democrazia e alle Istituzioni. Arezzo Casa è una società con un’attività molto particolare, fino ad oggi ben gestita e in condivisione. Per il futuro ci auguriamo soltanto che il centro destra consideri la casa come un tema centrale anche se è evidente che l’unico interesse è quello di occupare l’azienda.  Per quanto riguarda le modalità di votazione del CdA,  il centro sinistra non ha nessuna pretesa e ricorda che Arezzo Casa ha uno statuto approvato anche dal Comune di Arezzo, che definisce le modalità di elezione a scrutinio segreto qualora non ci fosse unanimità nella scelta del CdA e ad oggi siamo lontanissimi da questa possibilità”.

In risposta, la nota dei Comuni di centrodestra in Arezzo Casa:

“La paura e lo sbando in cui il PD di Arezzo è caduto dopo la perdita della maggioranza all’interno di Arezzo casa sono evidenti dal comunicato divulgato. Lorenzo Roggi, attuale vicepresidente di Arezzo Casa, è stato eletto alla carica rivestita nell’ultimo triennio e, proprio nell’ottica di assicurare una continuità nella gestione, è stato proposto, dai Comuni di centrodestra, come candidato alla presidenza. Una continuità, però, che, nelle intenzioni di Roggi, svolterà drasticamente verso una maggiore efficienza e trasparenza dell’intera struttura societaria, a garanzia dei soci e degli stessi inquilini. Fa davvero sorridere il tentativo di voler far credere che il PD, quando deteneva la maggioranza del capitale, avrebbe concordato con la minoranza le figure del CDA di Arezzo Casa. Se così fosse stato certamente Dindalini non si sarebbe seduto sullo scranno del presidente. Al di là delle assurde accuse rivolte alla persona di Lorenzo Roggi la verità è chiara a tutti. Il centrosinistra non accetta il fatto di aver perso il controllo di una società partecipata che ha sempre gestito in totale autonomia. Quella del centrodestra è quindi una proposta già sostenuta da un’ampia maggioranza che ha espresso le proprie scelte attraverso l’attività di portavoce svolta dalla senatrice Tiziana Nisini, in qualità di assessore con delega alle politiche abitative del Comune di Arezzo, socio di maggioranza relativa nella partecipata. Un ruolo, quello di Nisini, speculare a quello svolto, nella stessa assemblea, dal sindaco Ginetta Menchetti di Civitella. Purtroppo il dialogo si fa in due e il centrosinistra non l’ha accettato, condizionandolo alla rinuncia dei candidati già individuati. Un atteggiamento di arroganza che dimostra come per il PD si ponga sempre più chiaramente un serio problema di elaborazione del lutto successivo al ribaltamento dei rapporti di forze”.​