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Asilo di Soci, cinque avvisi di garanzia per la morte del piccolo Leo: indagini in corso su dinamica e sulle procedure
Cinque avvisi di garanzia sono stati notificati dalla Procura di Arezzo in relazione alla morte del bambino di due anni e mezzo avvenuta all’asilo nido di Soci mercoledì 12 novembre. Tra i destinatari risultano le maestre, compresa colei che, dopo essersi accorta dell’accaduto, è stata la prima a soccorrere il piccolo Leonardo prima di sentirsi male a sua volta.
Gli avvisi — che, precisiamo, sono un atto dovuto in vista dell’autopsia — permettono alle indagate di nominare consulenti di parte che potranno assistere all’esame medico legale, fissato per martedì 18 novembre e disposto dal pm Angela Masiello. Le indagini sono condotte dai carabinieri della Compagnia di Bibbiena, guidata dal comandante Domenico Gaudio.
La nuova ipotesi investigativa: non una corsa, ma un possibile arrampicamento
La scuola resta sotto sequestro mentre gli investigatori lavorano per ricostruire con precisione ciò che è accaduto tra le 11 e le 12 di martedì. Secondo una delle ipotesi ora al vaglio, Leo potrebbe non essere inciampato correndo, come inizialmente ipotizzato, ma essersi arrampicato sugli arbusti della piccola area verde esterna, soprannominata dai genitori “il bosco”. In quella circostanza il laccetto della felpa o della giacca sarebbe rimasto impigliato, provocando lo strangolamento.
Gli inquirenti stanno verificando: il tempo trascorso prima che il personale si accorgesse dell’incidente; la visibilità e la sicurezza dell’area esterna; eventuali elementi acquisibili da una telecamera privata che si affaccia sul cortile.
Quando il personale sanitario è arrivato sulla scena, la situazione era già gravissima. Le manovre rianimatorie sono proseguite a lungo ma senza esito.
La posizione della maestra che ha soccorso il bambino
La maestra che ha trovato Leo e ha tentato di rianimarlo è stata soccorsa a sua volta, colta da un malore dovuto allo shock. È stata trasportata all’ospedale del Casentino, dove ha ricevuto assistenza e ossigenoterapia. La donna è ancora in condizioni di forte stress emotivo.
Koinè istituisce una commissione interna per contribuire alla ricerca della verità
Parallelamente all’inchiesta della magistratura, la cooperativa sociale Koinè, che gestisce l’asilo, ha annunciato l’istituzione di una commissione interna. In una nota diffusa ieri, la cooperativa ribadisce «piena fiducia nel lavoro degli inquirenti» e assicura una collaborazione totale in ogni fase delle indagini. La commissione, spiegano da Koinè, verificherà «ogni dettaglio utile alla ricerca della verità» e metterà i risultati del proprio lavoro a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Nel comunicato vengono riportati anche i dati organizzativi: l’asilo “Ambarabà Ciccì Coccò” di via della Rena a Soci si avvale di 16 operatrici complessive: 11 educatrici e 5 assistenti; 14 addette erano presenti al momento della tragedia (8 educatrici, 4 assistenti, cuoca e aiuto cuoca); 60 i bambini presenti nella struttura, con una rapporto numerico addette/bambini definito conforme alla normativa vigente; ambienti interni ed esterni «certificati a norma».
Koinè precisa inoltre che la piccola pianta sulla quale si sarebbe verificato l’incidente non è un arredo ornamentale, ma parte di un progetto didattico e «oggetto di costante manutenzione».
La comunità si stringe: una fiaccolata silenziosa per ricordare Leo
Mentre le indagini proseguono, Soci ha risposto al dolore con una testimonianza collettiva di unità e raccoglimento. Ieri sera centinaia di persone hanno preso parte alla veglia nella chiesa di San Niccolò e alla fiaccolata che, in silenzio, ha raggiunto l’asilo sotto sequestro. Famiglie, giovani, genitori e bambini hanno camminato fianco a fianco lungo le vie del paese in un clima di profonda commozione. La processione, scortata dalle forze dell’ordine, si è divisa in due tronconi per formare un abbraccio simbolico attorno alla struttura che custodisce il ricordo dell’incidente.
Nel punto in cui la fiaccolata si è ricongiunta, di fronte all’ingresso dell’asilo trasformato in un grande altare di pupazzi, fiori, messaggi e candele, si è registrato il momento più intenso della serata. Qui, davanti al dolore composto della folla, il parroco Don Josè ha guidato una preghiera per Leo, per la sua famiglia e per l’intera comunità ferita. Le sue parole, pronunciate a bassa voce nel gelo della notte casentinese, sono state accolte da un silenzio assoluto e da lacrime che hanno attraversato l’intero corteo.
Accanto ai cittadini era presente anche il sindaco di Bibbiena, Filippo Vagnoli, che ha partecipato alla fiaccolata in forma istituzionale ma senza dichiarazioni pubbliche, scegliendo — come il resto della comunità — la via del raccoglimento e della vicinanza silenziosa alla famiglia.
Nessuno slogan, nessuna protesta, nessuna voce fuori posto: solo silenzio, dolore e rispetto. Un paese intero si è fermato per Leo, e il suo nome — pronunciato solo nelle preghiere — è stato il filo invisibile che ha unito ogni passo e ogni candela accesa nella notte.





