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mercoledì | 12-11-2025

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Cronaca

Omicidio di San Polo, Taddei: “Fu eccesso colposo di legittima difesa, non omicidio volontario”

AREZZO. Si è chiusa con la richiesta di condanna a 4 anni di reclusione la requisitoria del pubblico ministero Laura Taddei nel processo in Corte d’Assise di Arezzo contro Sandro Mugnai, l’artigiano che nel gennaio 2023 uccise Gezim Dodoli, il vicino che stava attaccando con una ruspa la casa.

Per il pm non si trattò di un omicidio volontario, ma di eccesso colposo di legittima difesa. “Mugnai agì in una situazione di pericolo reale e grave, ma la sua reazione fu imprudente, precipitosa e sproporzionata rispetto all’attacco”, ha sostenuto la Taddei, escludendo così un profilo doloso nella condotta dell’imputato. Taddei conferma, in sostanza, i principi delle contestazioni espresse nell’atto di chiusura indagini del 5 febbraio 2024.

“Precipitoso, avventato e imprudente, eccesso di legittima difesa”. Mugnai rinviato a giudizio

Il dramma di San Polo

Era la sera del 5 gennaio 2023, alla vigilia dell’Epifania, quando la tensione tra i due vicini di casa di San Polo, nelle campagne di Arezzo, esplose in tragedia.
Secondo la ricostruzione, Dodoli salì a bordo di una ruspa e, in preda a un raptus, colpì alcune auto in sosta nel piazzale di Mugnai e poi diresse le sue attenzioni verso l’abitazione, dove la famiglia era riunita per la cena. Con il mezzo colpì ripetutamente l’abitazione dei Mugnai.

A quel punto Sandro Mugnai, temendo per l’incolumità dei propri cari – tra cui la madre anziana e con difficoltà motorie – prese la carabina da caccia al cinghiale e sparò tre colpi verso la cabina del mezzo. I proiettili colpirono e uccisero Dodoli.

Si sentiva responsabile per la sicurezza della famiglia — ha spiegato il pm — ma avrebbe potuto fermarsi, valutare, chiedere aiuto. Invece ha scelto una reazione estrema, che ha trasformato la legittima difesa in un eccesso colposo.

Con la ruspa contro la casa dei vicini, preso a fucilate: ucciso un uomo di 57 anni – Foto

Un caso che divide

La vicenda ha profondamente scosso la comunità aretina, che negli ultimi mesi aveva espresso grande solidarietà a Mugnai. Fiaccolate, manifestazioni e messaggi di sostegno, anche da parte del parroco del paese, don Natale Gabrielli, hanno accompagnato il suo percorso giudiziario.

Anche il generale Roberto Vannacci aveva espresso pubblicamente la sua vicinanza all’artigiano aretino, definendolo “un uomo che ha difeso la propria famiglia di fronte a un’aggressione folle”.

La linea della Procura e il percorso processuale

La richiesta di oggi ricalca quella già formulata dalla Taddei nella fase delle indagini, quando aveva ipotizzato l’eccesso colposo di legittima difesa e chiesto due anni e otto mesi con rito abbreviato. Ma il giudice Claudio Lara non accolse la richiesta, disponendo la riapertura dell’inchiesta e l’approfondimento sul fronte dell’omicidio volontario.

Nei giorni immediatamente successivi ai fatti, invece, la giudice Giulia Soldini aveva disposto la scarcerazione di Mugnai, ritenendo sussistente la legittima difesa piena: una “scriminante” che, se riconosciuta, escluderebbe la punibilità.

Ora la Corte d’Assise, presieduta da Anna Maria Loprete, dovrà ascoltare la parte civile, rappresentata dai familiari di Dodoli e successivamente la difesa, rappresentata dagli avvocati Piero Melani Graverini e Marzia Lelli,  prima di arrivare alla sentenza, prevista per l’inizio di dicembre.

Un caso complesso, che intreccia paura, rabbia e senso di giustizia e che riaccende il dibattito su dove finisca il diritto di difendersi e dove cominci l’eccesso.