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mercoledì | 29-10-2025

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Il dolore, le responsabilità e la verità: Eleonora Budini “si è prodigata per prestare soccorso a Daniel”

AREZZO – Gli avvocati Fabio Appiano e Sara Bono, difensori di fiducia della signora Eleonora Budini, chiariscono alcuni aspetti relativi alla vicenda processuale legata al sinistro stradale avvenuto ad Arezzo il 2 aprile 2024 in via Lumiere, episodio che negli ultimi mesi ha suscitato notevole interesse mediatico e, secondo i legali, anche “numerose e gravi imprecisioni” nella ricostruzione dei fatti. Ad essere investito fu Daniel Rus, rumeno residente in Italia, di professione autotrasportatore, 51 anni, deceduto dopo 8 mesi e mezzo di degenza alle Scotte di Siena per i gravi traumi agli arti e alla testa riportati nell’incidente stradale avvenuto il 2 aprile 2024 nella zona industriale di Pratacci, ad Arezzo. A dicembre dello scorso anno fu organizzata anche una fiaccolata in memoria dell’uomo. Il Giudice per l’Udienza Preliminare ha ritenuto di applicare all’imputata la sanzione della sospensione della patente di guida per soli sei mesi – come si legge testualmente nella sentenza – «tenuto conto del fatto che ella, subito dopo l’incidente stradale, si è prodigata per prestare soccorso e non è rimasta indifferente per quanto accaduto, ragion per cui la sanzione inibitoria può essere contenuta in prossimità del minimo».

La dinamica dell’incidente

Secondo quanto riportato dai legali, la sera del 2 aprile 2024, intorno alle ore 20, la signora Budini stava percorrendo via Lumiere alla guida della propria Fiat Punto in direzione di via Morse, quando investì un uomo che attraversava la strada sulle strisce pedonali.
La donna, “resasi immediatamente conto dell’accaduto”, avrebbe chiamato subito i soccorsi, che giunsero sul posto pochi minuti dopo.
La persona investita fu trasportata con elisoccorso all’ospedale di Siena, dove rimase ricoverata per mesi, decedendo purtroppo il 16 dicembre 2024 a causa delle gravi lesioni riportate.

L’iter processuale

In seguito all’incidente, la Procura della Repubblica di Arezzo aveva inizialmente aperto un procedimento per lesioni gravissime ai sensi dell’articolo 590 bis del codice penale. Tale procedimento si è concluso l’8 maggio 2025 con una sentenza di condanna a sei mesi di reclusione (pena sospesa), definita con patteggiamento davanti al giudice Filippo Ruggiero, su richiesta congiunta dei difensori e del Pubblico Ministero Angela Masiello.
Nel procedimento si era costituita parte civile la moglie della vittima.

Dopo il decesso dell’uomo, la Procura ha aperto un nuovo procedimento per omicidio stradale (art. 589 bis c.p.), affidato al PM Julia Maggiore. Anche in questa seconda fase la difesa ha ritenuto opportuno avanzare richiesta di patteggiamento, concordando con il Pubblico Ministero una pena di un anno di reclusione.
Il Giudice per l’Udienza Preliminare Claudio Lara, nella sentenza del 14 ottobre 2025, ha accolto la richiesta, ritenendo corretta la qualificazione giuridica dei fatti e riconoscendo alla imputata le attenuanti generiche, motivate da incensuratezza, ammissione immediata di responsabilità e corretto comportamento processuale.

Il GUP ha inoltre disposto una sospensione della patente di guida per soli sei mesi, sottolineando come la signora Budini si fosse prodigata “per prestare soccorso” e non fosse rimasta indifferente all’accaduto.
Nel nuovo procedimento, la moglie della vittima non si è costituita parte civile, essendo – secondo quanto riferito – già integralmente risarcita in sede civile.

Le dichiarazioni della difesa

Gli avvocati Appiano e Bono vogliono sottolineare che la loro assistita “ha vissuto in modo drammatico l’intera vicenda”, mantenendo costantemente contatti con i legali della famiglia per conoscere l’evoluzione delle condizioni della persona investita, “fino al tragico epilogo del dicembre scorso”.

Nella nota, i difensori denunciano anche le aggressioni verbali, le minacce e gli insulti sui social subiti dalla signora Budini dopo l’incidente, definendoli “attacchi gratuiti e insensati” e auspicando che si possa “stendere un velo pietoso” su tali episodi.

Il comunicato – si legge infine – ha il solo scopo di chiarire, una volta per tutte e per amore di verità, la reale portata di quanto accaduto”, ribadendo che la signora Budini si è assunta fin da subito le proprie responsabilità, nel pieno rispetto delle decisioni assunte dalle Autorità competenti.

“Non si tratta di fare giustizia – conclude la nota – perché in tal senso hanno già provveduto i giudici, nel totale rispetto della legge. Si tratta solo di restituire alla vicenda la sua corretta dimensione umana e giuridica.”