Diario di Bordo
Il suono (e il peso) del silenzio

Si sono appena spenti gli echi delle piazze di una campagna elettorale breve, che il Partito Democratico e il “campo largo” hanno giocato in difesa di una posizione data per acquisita dai sondaggi, mentre il centrodestra rincorre la speranza di una rimonta, sognando un ribaltamento della storia. Ora, nel silenzio che precede il voto, la Toscana trattiene il fiato.
La sfida in Toscana: tre candidati, due visioni e un’incognita
Domenica 12 e lunedì 13 ottobre 2025 la Toscana torna alle urne per eleggere il Presidente della Regione e il Consiglio regionale. In corsa ci sono Eugenio Giani per il centrosinistra (sostenuto da PD, M5S, Alleanza Verdi Sinistra e la civica Giani Presidente – Casa Riformista), Alessandro Tomasi per il centrodestra (con Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega, Noi Moderati e la civica È Ora! Lista per Tomasi presidente) e Antonella Bundu per la sinistra radicale, con Toscana Rossa.
Il sistema elettorale prevede un eventuale ballottaggio il 26–27 ottobre, ma solo se nessun candidato supererà il 40% dei voti validi al primo turno.
I numeri della vigilia
I sondaggi pre-blackout hanno fotografato un quadro apparentemente stabile:
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Noto e EMG collocavano Giani al 58%, Tomasi al 40–41% e Bundu intorno all’1,5–2%;
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SWG e Ipsos stimavano Giani tra il 51 e il 55%, Tomasi tra il 42 e il 46%;
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Tecnè rilevava un vantaggio di 14 punti a favore del presidente uscente (56% contro 42%).
Un distacco ampio ma non definitivo, che fa dire a molti osservatori che Giani ha tutto da perdere, mentre Tomasi può solo crescere. Il campo largo ha scelto la prudenza, quasi un “gioco a non rischiare”, forte della percezione di continuità di governo; il centrodestra ha provato invece a rompere la narrativa dominante, puntando sulla figura di un sindaco operativo, amministratore esperto e pragmatico, per incarnare il “modello del fare”.
Le variabili decisive: affluenza e margini territoriali
La vera incognita, tuttavia, è l’affluenza. L’esperto Antonio Floridia ha ricordato in queste ultime ore che precedono la consultazione, che nel 2015 votò appena il 48% dei toscani, mentre nel 2020 si salì al 62%. Quest’anno, secondo le previsioni, potremmo collocarci “a metà strada”, intorno al 55%. Una mobilitazione più o meno ampia può valere diversi punti percentuali — e, in una sfida dove il centrodestra punta a contenere il distacco, anche piccoli scostamenti possono contare.
Le province di Arezzo, Pistoia, Pisa e Grosseto sono considerate le aree chiave: roccaforti del centrodestra o zone di possibile sfondamento, dove il voto locale e quello d’opinione possono divergere. A Firenze e nel cuore del Chianti, invece, il centrosinistra conserva margini più ampi.
Dove si gioca davvero la partita
I temi centrali di questa campagna — sanità, infrastrutture, sicurezza e lavoro — riflettono le priorità percepite dai cittadini.
Giani ha puntato sulla continuità amministrativa, sul radicamento territoriale e sul modello di sanità pubblica “da migliorare, ma non da demolire”. Tomasi ha impostato la sfida su efficienza e sicurezza, insistendo sul bisogno di una Toscana “più concreta, meno ideologica”.
Sul terreno della sinistra alternativa, Antonella Bundu ha cercato di dare voce a un elettorato deluso e attento ai diritti sociali, alle disuguaglianze e alla transizione ecologica.
Il contesto, però, resta segnato da un sentimento di disincanto. La campagna elettorale ha toccato i territori senza scaldarli davvero, con piazze ordinate ma non oceaniche, comizi sobri e un confronto mediatico lontano dai toni infuocati del passato.
Il suono del silenzio
Nel silenzio elettorale che ora cala sulla Toscana, il voto si carica di un significato più profondo: non solo scegliere tra continuità e cambiamento, ma decidere se partecipare o restare a guardare.
In un’epoca in cui la politica sembra parlare a un pubblico sempre più distratto, la vera sfida non è tra Giani e Tomasi, ma tra chi andrà a votare e chi, invece, sceglierà il silenzio.
E forse è proprio questo, più di ogni altra cosa, il suono del silenzio che accompagna la vigilia di queste elezioni: quello di una Toscana che osserva se stessa, in attesa di capire se il futuro passerà per la conferma del noto o per un cambio di rotta.