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mercoledì | 15-10-2025

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Cronaca

Regionali Toscana, un solo candidato ‘impresentabile’ nel mirino della Commissione Antimafia

Come riferito da Adn Kronos, si tratta di Roberto Bardelli, candidato nel collegio aretino al consiglio regionale per la lista Lega Salvini Toscana Popolo della famiglia. Il primo ‘impresentabile’ fu Vincenzo De Luca, poi Governatore della Campania. Va premesso che “il codice etico della commissione non ha valore di legge, ma chiede a partiti e movimenti di non candidare o sostenere anche in modo indiretto, attraverso il collegamento ad altre liste, persone rinviate a giudizio, indagate, sottoposte a misure cautelari o condannate – anche non in via definitiva – per i reati di stampo mafioso (previsti dall’articolo 416 bis del codice penale) e per i cosiddetti reati spia: racket, usura, riciclaggio, traffico di esseri umani, traffico di rifiuti”. L’aretino rientra in questa fattispecie per la condanna a un anno per corruzione subita il 27 febbraio 2023 nell’ambito del cosiddetto processo Coingas/Estra, filone ‘Multiservizi’, pena sospesa, reato per il quale la difesa del candidato ha proposto appello e la relativa udienza è fissata il 22 dicembre 2025. Nel frattempo, per il reato oggetto della sentenza di primo grado, è intervenuta la prescrizione.

Processo Coingas: condannati Rason, Bardelli e Amendola. Tre mesi a Ghinelli, assolto Macrì Ar24Tv

Una sola candidatura è finita nel mirino della Commissione parlamentare Antimafia nell’ambito dei consueti controlli svolti dalla stesso organismo parlamentare sulle eventuali violazioni del codice di autoregolamentazione in vista della elezioni regionali che si terranno in Toscana il 12 e il 13 ottobre. E’ stata la presidente della Commissione parlamentare Antimafia Chiara Colosimo, in apertura della seduta di ieri, a comunicare l’esito delle verifiche svolte alla ricerca dei cosiddetti ‘impresentabili’.

“All’esito delle verifiche svolte dalla Commissione risulta in violazione del codice di autoregolamentazione una candidatura”, ha detto Colosimo, facendo riferimento alla “candidatura di Roberto Bardelli, candidato al consiglio regionale della Toscana per la lista Lega Salvini Toscana Popolo della famiglia. Nei confronti del predetto candidato il Tribunale di Arezzo ha emesso una sentenza di condanna alla pena di un anno di reclusione per il reato di corruzione per l’esercizio della funzione, commesso in data antecedente al 30 aprile 2016; la difesa del candidato ha proposto appello e la relativa udienza è fissata il 22 dicembre 2025″.

Regionali Toscana, Bardelli: “Sorpreso dalla notizia, mi era stata confermata l’idoneità alla candidatura”.

Prima di presentarsi alle elezioni regionali, l’ex consigliere comunale di Arezzo Roberto Bardelli aveva richiesto al Tribunale di Arezzo il certificato del casellario giudiziale, dal quale risultava assenza di carichi pendenti. Sulla base di tale documentazione, la Lega aveva confermato la sua candidatura ufficiale all’interno delle proprie liste. Nessuna presa di posizione ufficiale da parte della Lega, ma

Bardelli si è detto «sorpreso dalla notizia», sottolineando che «mi era stata garantita la piena idoneità alla candidatura, sulla base dei documenti ufficiali».

Il Codice di autoregolamentazione delle candidature: un impegno etico contro le infiltrazioni e le zone grigie della politica

Il Codice di autoregolamentazione delle candidature è un documento approvato dalla Commissione Parlamentare Antimafia che stabilisce criteri stringenti per la selezione dei candidati alle elezioni. Si tratta di un protocollo volontario, adottato da partiti e liste che intendono garantire la trasparenza e la credibilità morale delle proprie candidature, andando oltre le previsioni delle leggi vigenti.

Il codice introduce infatti parametri di incandidabilità più severi rispetto a quelli previsti dalla normativa. In particolare, esclude dalle liste i soggetti sottoposti a processo penale, condannati anche solo in primo grado o destinatari di misure di prevenzione personali o patrimoniali. I reati presi in considerazione riguardano la criminalità organizzata, la corruzione e i delitti contro la pubblica amministrazione, l’estorsione, l’usura, il traffico di droga, il traffico illecito di rifiuti e altre condotte di particolare gravità.

Un ulteriore impegno richiesto dal codice riguarda la non ricandidatura, per almeno una legislatura, dei componenti di giunte comunali o provinciali sciolte per infiltrazioni mafiose.

L’applicazione del codice riguarda tutte le tipologie di elezioni – europee, nazionali, regionali, comunali e circoscrizionali – nonché le nomine in enti pubblici di competenza di presidenti di regione, province e sindaci.

Pur non avendo valore di legge e non prevedendo sanzioni dirette per chi non lo rispetta, il Codice di autoregolamentazione assume un forte significato etico e politico, rappresentando un patto di trasparenza tra partiti e cittadini. La Commissione Antimafia mantiene il compito di verificare il rispetto del codice e di segnalare eventuali incongruenze o casi di inadempienza nell’ambito delle proprie attività d’indagine sui rapporti tra mafia e politica.

Il primo rapporto di verifica sull’applicazione del codice risale alle elezioni regionali del 2015: in quell’occasione la Commissione individuò 16 candidati “impresentabili” – secondo i criteri del codice – su circa 400 partecipanti alle elezioni. I casi più significativi emersero in Puglia e Campania, dove tra gli esclusi figurava anche Vincenzo De Luca, allora candidato del Partito Democratico alla presidenza della Regione Campania.

Da allora, il Codice di autoregolamentazione è considerato un punto di riferimento etico nella lotta alla commistione tra criminalità e politica, ma anche un banco di prova della coerenza dei partiti di fronte alle promesse di legalità e trasparenza.

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