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domenica | 05-10-2025

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Diario di Bordo

Vincenzo Ceccarelli: “Cinque anni di cura, tra pandemia, diritti e coesione sociale. Ora consegniamo una Toscana più forte”

A fine legislatura, il capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale, Vincenzo Ceccarelli, che non si ricandida alle prossime elezioni, traccia un bilancio dei cinque anni di lavoro. Lo abbiamo incontrato per una conversazione a tutto campo.

Ceccarelli, come descriverebbe questi cinque anni appena trascorsi?

V.C. “Sono stati anni difficili, iniziati nel pieno della pandemia. Da subito la priorità è stata chiara: proteggere la salute delle persone e garantire sostegno a famiglie e imprese. La pandemia ci ha insegnato che la salute non è un settore tra gli altri, ma la bussola di ogni politica pubblica”.

Quali risultati rivendica in tema di sanità?

V.C. “Abbiamo rafforzato il sistema toscano con investimenti per riqualificare tutti i nostri ospedali (vorrei ricordare ad esempio i 200 milioni programmati per il San Donato di Arezzo), nuove assunzioni e una riorganizzazione dei servizi più vicina ai territori. Penso alle Case di comunità, alla telemedicina, alla valorizzazione delle professionalità, ma anche a misure innovative come lo psicologo di base, gratuito e diffuso ed una legge, prima regione in Italia, per la prevenzione della morte cardiaca giovanile e l’introduzione della guardia medica pediatrica. Al Parlamento abbiamo chiesto con forza che il Fondo sanitario nazionale sia ancorato stabilmente al 7,5% del PIL”.

Un altro fronte è stato quello della coesione territoriale. Cosa è stato fatto per le aree interne e montane?

V.C. “Abbiamo destinato per la prima volta il 30% delle risorse europee a queste aree, contrastando lo spopolamento. La legge sui Custodi della Montagna e la Toscana diffusa hanno sostenuto nuove imprese e comunità locali. Abbiamo investito in scuole, ospedali, infrastrutture e impianti sportivi, affiancando i Comuni con centinaia di milioni di euro”.

Sul fronte dei diritti sociali, quali passi avanti evidenzia?

V.C. “Abbiamo reso gratuiti gli asili e i nidi, una misura che ha dato respiro alle famiglie e favorito la parità di genere. Abbiamo approvato la legge sul caregiver familiare, riconoscendo chi si prende cura dei fragili, e introdotto il salario minimo regionale per combattere il lavoro povero”.

E sui diritti civili?

V.C. “La legge sul fine vita è stata una scelta di civiltà, colmando un vuoto lasciato dalla politica nazionale. Abbiamo rafforzato gli strumenti contro la violenza di genere, inserito i valori dell’antifascismo nello Statuto e promosso la cultura di pace come identità della Toscana”.

Altro tema centrale di questi cinque anni è stata la scuola.

V.C. Senza dubbio. Come Regione abbiamo dato il via a progetti innovativi e originali che sostengono concretamente le famiglie e gli studenti. Penso al progetto “Libri gratis” che coinvolge quasi 80.000 studenti, pari a circa un quarto della popolazione scolastica complessiva, ma anche alla misura dei “Nidi Gratis” che garantisce la gratuità dei servizi educativi per la prima infanzia (3-36 mesi), sotto una certa soglia Isee.

Parliamo di ambiente e sostenibilità.

V.C. “Abbiamo adottato un piano rifiuti orientato all’economia circolare, con obiettivi chiari al 2035. Con la legge sulle Comunità energetiche rinnovabili abbiamo aperto una stagione nuova, dove transizione ecologica, risparmio e coesione sociale vanno insieme. Tutto nel rispetto del paesaggio e delle comunità locali”.

Non sono mancati momenti difficili, dalle crisi industriali alle emergenze ambientali.

V.C. “È vero, ma abbiamo scelto la responsabilità. La legge sui consorzi industriali, nata dall’ascolto dei lavoratori ex GKN, ne è un esempio. Abbiamo aiutato famiglie e aziende colpite dalle alluvioni, spesso supplendo a ritardi statali, perché la sicurezza del territorio non può aspettare”.

Se dovesse sintetizzare il filo conduttore della legislatura?

V.C. “Lo direi con una parola: cura. Cura della salute, dei diritti, dei territori, dell’ambiente. Cura come attenzione alle persone e alle comunità, soprattutto quelle più fragili”.

Che Toscana lascia ai suoi successori?

V.C. “Una Toscana che ha saputo resistere alle tempeste e innovare. Una regione che ha fatto della sanità pubblica, della coesione sociale, della sostenibilità e dei diritti i pilastri del proprio sviluppo. Non tutto è stato completato, ma le basi sono solide per affrontare le sfide future”.

E a livello personale?

V.C. “Sono orgoglioso di aver fatto parte di questo cammino. Ho cercato di rappresentare la Toscana con serietà e senso di responsabilità, sempre con l’obiettivo di costruire una regione più giusta, solidale e inclusiva”.