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venerdì | 03-10-2025

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Cronaca

Saione, il caso del cittadino polacco: Tanti chiama in causa i CPR, i residenti chiedono soluzioni concrete

Un uomo senza fissa dimora, di nazionalità polacca, da tempo staziona davanti alla chiesa di Saione ad Arezzo. Nei giorni scorsi è stato visto dai residenti in condizioni di degrado, “semi nudo nell’aiuola” e, secondo alcune segnalazioni, persino intento a espletare i propri bisogni davanti ai passanti. Alcuni abitanti hanno raccontato di essere stati anche aggrediti verbalmente.

L’intervento del vicesindaco

Sul caso è intervenuta il vicesindaco e assessore al sociale Lucia Tanti, che ha puntato il dito contro la mancanza di posti nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR):
«In Toscana abbiamo le liste di attesa anche per i rimpatri di persone con il foglio di via – ha dichiarato –. Proprio ieri un cittadino comunitario che da mesi deve lasciare la nostra città non ha trovato di nuovo posto nei CPR e quindi è ancora qui, pur non avendo ragione né motivo né diritto di esserci».

Tanti ha denunciato la difficoltà dei Comuni e delle forze dell’ordine a gestire situazioni simili:
«Se i Comuni istituiscono le zone rosse, la Polizia municipale e le forze dell’ordine fanno il loro mestiere, e i fogli di via vengono emessi perché ricorrono gli estremi per l’allontanamento, ma poi il percorso si blocca per mancanza di posti nei CPR, allora mi chiedo: chi tutela i Comuni e gli operatori della sicurezza nel loro dovere di proteggere i cittadini?».

La replica del comitato Saione Viva

Alle parole del vicesindaco ha risposto il comitato di cittadini Saione Viva, che ha voluto precisare alcuni punti:
«La presenza di questa persona è nota da anni, così come le segnalazioni di comportamenti aggressivi e di episodi di grave degrado. Residenti e commercianti hanno chiesto più volte interventi, ma ancora non c’è una soluzione stabile».

Pur riconoscendo la fragilità del cittadino polacco, i residenti chiedono risposte concrete:
«Umanamente comprendiamo il suo stato psicofisico e pensiamo che le istituzioni debbano valutare percorsi di accoglienza e supporto sociale. Ove ciò non fosse possibile, chiediamo che venga trovata una soluzione stabile per salvaguardare cittadini e commercianti. Non possiamo accettare che le responsabilità vengano fatte ricadere solo sui CPR, che riguardano principalmente cittadini extra-UE».

Il comitato richiama anche la normativa europea:
«La direttiva 2004/38/CE, recepita in Italia con il D.Lgs. 30/2007, prevede che i cittadini comunitari privi di lavoro, dimora e mezzi di sostentamento possano essere rimpatriati. La comunità di Saione non può continuare a sentirsi sola di fronte a episodi che generano insicurezza e disagio».

La richiesta

Da qui la richiesta, rivolta a tutte le istituzioni competenti:
«Comune e Prefettura devono valutare la migliore e fattibile risposta nell’interesse di tutti: o un percorso di accoglienza, o un rimpatrio effettivo. Non è accettabile che il problema resti sospeso all’infinito a danno di un intero quartiere».

Il comitato ha infine ricordato che il problema dei senza tetto a Saione non riguarda un solo caso:
«Non è l’unica persona che vive abbandonata a se stessa ai margini di una comunità che però subisce quotidianamente i comportamenti e il degrado che ne derivano».