Cronaca
Centri di accoglienza, cinque misure cautelari e sequestro da 720mila euro: accuse di concussione e frodi

Nella mattinata di oggi, 1 ottobre 2025, i militari del Nucleo Antisofisticazione e Sanità di Firenze, con il supporto del Comando Provinciale dei Carabinieri di Salerno, hanno eseguito cinque misure cautelari personali e un sequestro preventivo di beni per oltre 720mila euro nei confronti della Società Cooperativa Sociale Desy con sede a Castel San Giorgio (SA), operante nella gestione di centri di accoglienza straordinaria (CAS) per richiedenti asilo in diverse province italiane, tra cui Pistoia, Arezzo, Avellino, Pavia e Salerno.
Le accuse
Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di concussione ai danni di richiedenti asilo, frode nelle pubbliche forniture, truffa aggravata ai danni dello Stato e falsi ideologici commessi da incaricati di pubblico servizio.
Le misure hanno riguardato:
S.D.S., 47enne di Castel San Giorgio, amministratore di fatto della della Società Cooperativa Sociale Desy, avente sede in Castel San Giorgio (SA);
C.M., 45enne di Castel San Giorgio, amministratore legale;
A.A., 47enne di Roccapiemonte, collaboratrice della società;
N.G., 37enne di Mercato San Severino, collaboratrice e psicologa;
C.G., 58enne di Castel San Giorgio, collaboratore.
Contestualmente è stato disposto il sequestro preventivo dei beni della cooperativa Desy per l’importo corrispondente al profitto dei reati contestati: 720.579,87 euro.
Le indagini
Le indagini hanno preso avvio nel dicembre 2023, dopo un’ispezione al CAS ex “Hotel Giardini” di San Marcello Piteglio (PT), dove furono riscontrate gravissime carenze igienico-sanitarie: ambienti sporchi, muffe, assenza di acqua calda e riscaldamento. Le dichiarazioni degli ospiti confermarono la quasi totale mancanza di servizi fondamentali come assistenza sanitaria, mediazione linguistica, supporto psicologico e il pagamento del “pocket money” giornaliero previsto dal contratto.
Gli investigatori hanno inoltre documentato false attestazioni di presenze da parte degli operatori, certificazioni inesistenti di colloqui psicologici e corsi di lingua mai svolti, oltre a fatture duplicate presentate a più Prefetture per ottenere rimborsi indebiti.
Il sistema di gestione
Secondo gli inquirenti, la società era formalmente amministrata da C.M., ma gestita di fatto dal marito S.D.S., che si occupava delle decisioni operative e finanziarie. Le collaboratrici A.A. e N.G. risultavano figure di riferimento in più strutture, sebbene – secondo l’accusa – spesso assenti.
Le verifiche hanno inoltre rivelato casi di concussione: alcuni ospiti sarebbero stati costretti a firmare registri falsi sulla regolare erogazione dei servizi, con la minaccia di non ricevere nemmeno le poche derrate alimentari disponibili. In diversi episodi, i richiedenti asilo hanno riferito di essere rimasti fino a dieci giorni senza cibo.
I CAS coinvolti
La società ha gestito numerosi centri anche ad Avellino, Salerno, Pavia e Arezzo (tra cui il CAS di Foiano della Chiana), replicando lo stesso sistema: forniture di cibo insufficienti, carenze igieniche e documentazioni alterate.
Secondo gli investigatori, tra il 2022 e il 2024 la Società Cooperativa Sociale Desy avrebbe percepito oltre 1,2 milioni di euro dalle Prefetture. L’indagine ha portato alla luce un quadro definito “grave e allarmante” per la spesa pubblica e per le condizioni di vita dei richiedenti asilo.
Si tratta tuttavia di provvedimenti adottati in fase di indagini preliminari: i soggetti coinvolti devono essere considerati innocenti fino a eventuale sentenza definitiva di condanna.