Attualità
Claudia Cardinale e Anghiari

La grande attrice e diva internazionale Claudia Cardinale, morta all’età di 87 anni nella sua villa nei pressi di Parigi, ha un legame speciale con Anghiari, “uno dei Borghi più belli d’Italia”. Tra i tanti film cui ha preso parte in una carriera stellare, ce n’è uno del 1963 di Luigi Comencini, “La ragazza di Bube”, tratto dall’omonimo romanzo di Carlo Cassola del 1960. Parecchie scene del film furono girate ad Anghiari, sia nella Piazza Baldaccio che lungo il ripido Corso Matteotti e sotto le Logge. Il film procurò a Claudia Cardinale un Nastro d’Argento e una Grolla d’Oro quale migliore attrice.
Claudia Cardinale ad Anghiari era tornata il 2 novembre 2013, splendida e carismatica anche a 75 anni, per celebrare i cinquant’anni dall’uscita de ‘La ragazza di Bube’. Quel giorno il borgo di Baldaccio, che aveva fatto da set al celebre film, le riservò un’accoglienza calorosa, tributando onori a una delle icone del cinema italiano. Allora, in piazza Baldaccio, l’attrice ricordò con emozione i momenti delle riprese e i volti di chi, da comparsa o da protagonista della vita del paese, aveva preso parte a quella straordinaria avventura cinematografica. Il paese intero rivisse la magia di quelle scene, divenute immortali grazie alla regia di Luigi Comencini e al suo personaggio, Mara Castellucci, giovane fidanzata di Bube. La sua presenza nel borgo della Valtiberina, con l’allora Sindaco La Ferla che le fece dono di una medaglia e il paese che la celebrò con una mostra fotografica, trasformò quel ritorno in un evento collettivo, che regalò ad Anghiari nuova visibilità e un legame ancora più forte con una delle sue pagine più luminose di storia cinematografica.
La storia di Bube è ispirata alla figura dell’ex partigiano comunista Renato Ciandri, “Baffo”, che il 13 maggio 1945, durante una festa al Santuario della Madonna delle Grazie al Sasso (Pontassieve), dopo un litigio uccise il Maresciallo dei Carabinieri Carmine Zuddas e suo figlio diciassettenne Antonio Pompeo.
La coincidenza è che un altro figlio del Maresciallo Carmine era il Brigadiere Giovanni Zuddas, il comandante della Stazione dei Carabinieri Reali del Chiaveretto che dopo l’8 settembre 1943 costituì la prima banda partigiana del territorio aretino e prese il nome di battaglia di “Tifone”. La banda di Tifone operava proprio sulle montagne tra Anghiari e l’Alpe di Catenaia.
Dopo i fatti della Madonna delle Grazie al Sasso, Tifone si allontanò dal mondo resistenziale, rientrò nei ranghi dell’Arma dei Carabinieri e finì i suoi giorni a Conegliano Veneto il 17 febbraio 1999.