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giovedì | 25-09-2025

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Politica

CPR, il sondaggio divide la Toscana. Il 60% non lo vuole nel proprio Comune

Il dibattito sui Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) infiamma la campagna elettorale toscana. I sindaci di centrodestra di Arezzo, Grosseto e Siena – Alessandro Ghinelli, Antonfrancesco Vivarelli Colonna e Nicoletta Fabio – lodano l’azione del governo Meloni e definiscono i CPR una “soluzione semplice” per combattere la criminalità. Ma un sondaggio di Emg Different fotografa un’opinione pubblica ben più scettica: il 60% dei toscani non accetterebbe un CPR nel proprio comune.

Il dato alimenta le critiche del Movimento 5 Stelle, che parla di incoerenza da parte degli amministratori locali di centrodestra. «I CPR sono una risposta inadeguata a una sfida complessa – attacca Irene Galletti, coordinatrice regionale M5S e capolista a Pisa –. Se sono così efficaci, perché Ghinelli, Vivarelli Colonna e Fabio non li propongono proprio nei loro territori? Si tratta di strutture costose e disumane, come ricordano anche Amnesty International e molte organizzazioni per i diritti. Noi sosteniamo alternative concrete: corridoi umanitari europei, permessi di lavoro regolari per contrastare il caporalato, percorsi che guardano alla dignità delle persone e che trovano consenso nel 69% dei toscani, favorevoli all’accoglienza dei minori vulnerabili».

Sulla stessa linea Luca Rossi Romanelli, capolista M5S a Firenze 1: «La destra si rifugia negli slogan securitari ma evita il confronto locale perché sa che i CPR non funzionano. La Toscana ha bisogno di un modello di gestione migratoria che unisca sicurezza e solidarietà: rimpatri volontari assistiti, formazione e lavoro regolare. Mentre il centrodestra esulta, i numeri raccontano altro: il Ministero dell’Interno certifica oltre 30.000 sbarchi nei primi sei mesi del 2025, con un incremento del 15,5% rispetto al 2024. È tempo di smetterla con la propaganda e costruire politiche serie, progressiste, capaci di trasformare l’immigrazione da emergenza a opportunità».

Un tema che resta spinoso, dunque, e che a pochi giorni dal voto polarizza cittadini e partiti, con i CPR al centro della contesa tra chi li considera strumento di sicurezza e chi invece li legge come simbolo di una gestione inefficace e disumana.