Politica
Lobby, politica e altri sport da circolo

Quanto pesano le lobby in politica? Tantissimo. E non parliamo solo di quelle economiche, oggi contano anche le micro-lobby di appartenenza. Non servono palazzi scintillanti: basta il gruppo del calcetto, il circolo del tennis, la cena tra amici.
Prendiamo un esempio in grande: il “pontefice massimo” del nuovo ordine mondiale, dopo aver ricevuto generosi finanziamenti dalle industrie petrolifere, dichiara con aria solenne che «il cambiamento climatico è una truffa». Peccato che basti aprire la finestra, guardare fuori e accorgersi che non è così. Ma non importa: l’importante è che i pozzi continuino a pompare.
All’estremo opposto, troviamo chi propone norme “green” talmente rigide — anch’esse non proprio disinteressate, visto che dietro ci sono altri settori economici — da mettere a rischio interi comparti produttivi. Risultato? Una politica incapace di mediare.
E non illudiamoci che il fenomeno riguardi solo i grandi scenari internazionali. Le lobby locali non sono affatto invisibili: basta sfogliare un albo pretorio o leggere una determina dirigenziale per capire che certe scelte non nascono da lampi improvvisi. Oppure, più semplicemente, basta guardare chi partecipa a convegni, meeting, incontri più o meno istituzionali: la saldatura tra interessi privati (legittimi, per carità) e politica è evidente.
La verità è che la politica si è fatta debole, cortissima di vedute. Si accontenta di un consenso striminzito, e stappa lo champagne per un misero +0,5% nei sondaggi. Nessuno sembra più preoccuparsi della partecipazione reale: conta il dato numerico, non la qualità del processo.
Qualcuno obietterà che la politica è sempre stata condizionata dai poteri forti. Vero. Ma un tempo quei condizionamenti erano incanalati in progetti politici di ampio respiro: pensiamo alla modernizzazione degli anni Cinquanta e Sessanta. Oggi, invece, servono solo a inseguire interessi spiccioli, frammentati, spesso miopi.
Così la politica rischia di ridursi a vassalla, priva di dignità e potere reale. E, paradossalmente, di essere sostituita da sistemi decisionali sempre meno trasparenti: non è fantascienza pensare a un domani in cui algoritmi decideranno al posto nostro.
Il povero Pericle, con il suo celebre discorso sulla democrazia, oggi non farebbe neppure tendenza su X o Twitter. Sarebbe carta straccia.