Regionali, Tomasi: «La Toscana deve guardare avanti. Priorità: casa, lavoro e diritto allo studio per i giovani. Merito e competenza imprescindibili»

Alessandro Tomasi, 45 anni, sindaco di Pistoia e candidato presidente per il centrodestra alle regionali, è stato intervistato dal Riformista. Primo sindaco di centrodestra nella città della ex Breda e del vivaismo, rieletto al primo turno nel 2022, racconta il suo percorso partito dal forno di famiglia e dagli studi di Scienze politiche “nei ritagli di tempo”.
Sindaco Tomasi, qual è la sua idea di Toscana se diventerà presidente di Regione?
«Voglio una Regione che guardi avanti e che punti su merito e capacità, non sull’appartenenza politica. Da sindaco ho nominato persone di sinistra purché competenti. Il valore aggiunto che porto è l’esperienza da amministratore: sarà il metodo di lavoro anche in Regione. Oggi la macchina regionale viaggia a 20 all’ora, ma può andare a 200. E non si va mai avanti se si guarda solo nello specchietto retrovisore».
Quali sono le priorità del suo programma?
«Casa, lavoro e diritto allo studio. La Toscana rischia il declino perché invecchia e non offre prospettive ai giovani. Gli affitti pesano troppo sui redditi dei ragazzi, serve sostenerli nell’avvio di un percorso di vita autonoma. Sul lavoro abbiamo potenzialità enormi – manifattura, tecnologia, industria – che possono trattenere i talenti se forniamo strumenti come urbanistica più snella, incentivi e semplificazione. Infine, lo studio: dobbiamo attrarre studenti da fuori, offrendo qualità della vita e opportunità per restare qui».
Il centrosinistra propone un reddito regionale. Lei come giudica questa misura?
«Una follia politica e contabile. La Regione ha un deficit di un miliardo, non può permettersi di distribuire sussidi in quel modo. Noi proponiamo di investire su giovani e studenti: ridurre i costi di mense e affitti, sostenere le università e incentivare le aziende ad assumere. Questo significa costruire futuro, non distribuire illusioni».
Sul fronte sanitario, quali interventi immagina?
«La sanità è in deficit strutturale: oltre 200 milioni l’anno, più di un miliardo complessivo. Serve una riorganizzazione seria: ridurre sprechi, rivedere il rapporto tra ospedali e territorio, costruire case della salute e alleggerire i pronto soccorso dagli accessi impropri. È un’emergenza che non si può più rinviare».
Come legge l’accordo tra Pd e M5S in Toscana?
«Non esiste più un Partito democratico: esistono singoli che difendono la propria poltrona. Quello con i Cinque Stelle non ha nulla a che vedere con la Toscana: è un laboratorio nazionale per provare a restare a galla a Roma. Hanno sacrificato identità, lavoro fatto e perfino dignità. Non è più politica, è solo sopravvivenza di potere. È il patto dei “no” e del rinnegare, una politica che mente sapendo di mentire».