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venerdì | 22-08-2025

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Farmaci made in Israele nel cestino, video pubblicati sui social: bufera su due professioniste sanitarie

Alla Casa della Salute di Pratovecchio Stia, nel cuore del Casentino, due professioniste sanitarie – la dottoressa Rita Segantini e l’infermiera Giulia Checcacci – si sono filmate mentre compiono un gesto tanto plateale quanto controverso: prendere scatole di farmaci prodotti dalla multinazionale israeliana Teva, scarabocchiarci sopra con una penna e gettarli in un cestino dei rifiuti. I video, due clip brevi, le ritraggono in camice bianco, all’interno della struttura dell’Asl Toscana Sud Est: il gesto, simbolico, viene ripreso e poi pubblicato sui social. I medicinali non sarebbero stati realmente eliminati, ma recuperati subito dopo: si sarebbe trattato dunque di una “messa in scena” di protesta contro la guerra a Gaza.

La diffusione dei video ha subito scatenato polemiche sui social e non solo. Al centro delle critiche non tanto il contenuto politico del gesto, quanto il contesto: un luogo pubblico, in orario di servizio, con beni sanitari pagati con risorse collettive.
C’è chi parla di “vergogna istituzionale”, sottolineando come due figure sanitarie abbiano utilizzato farmaci del servizio sanitario nazionale come strumento di propaganda. Non è questione di libertà d’opinione, ribattono in molti, ma di opportunità e rispetto delle regole, in un ambiente che dovrebbe essere deputato esclusivamente alla cura delle persone.

La direzione della Asl Tse è intervenuta con una nota ufficiale:

“Relativamente al video diffuso sui social che mostra due persone all’interno della Casa di Comunità di Pratovecchio Stia mentre gettano scatole di medicinali, la Asl Toscana Sud Est precisa di essersi già attivata per ricostruire l’accaduto e si riserva di intraprendere ogni azione utile a tutela della propria immagine e del personale che, ogni giorno, opera con impegno, dedizione e correttezza. Le riprese effettuate all’interno di un ambiente aziendale non sono state in alcun modo autorizzate né condivise. Le persone riprese nel video sono un medico di medicina generale e un’infermiera dipendente di una cooperativa.”

Il caso apre un dibattito più ampio sul ruolo dei dipendenti pubblici, sull’uso di strutture e beni sanitari e sulla linea sottile che separa la libertà di espressione personale dall’uso improprio di luoghi e risorse collettive. Un episodio che rischia di andare ben oltre le intenzioni delle protagoniste.