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venerdì | 22-08-2025

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Giovane precipitò dal ponte, il Giudice dovrà stabilire se vi fu ‘mancata manutenzione’

Si apre oggi, 7 luglio, a distanza di poco più di due anni dai fatti, davanti al giudice di pace di Arezzo, il processo che vede imputato un dirigente del Comune di Castelfranco Piandiscò con l’accusa di lesioni colpose gravissime in relazione al grave incidente che il 1 luglio 2023 coinvolse un ragazzo all’epoca dei fatti di 13 anni, precipitato da un ponte durante un’escursione.

Il fatto avvenne nel territorio di Piandiscò, lungo il tracciato del sentiero CAI, in corrispondenza del ponte del Cova o di Annibale, un manufatto in pietra risalente al XVI secolo che sovrasta il torrente Resco. Il ponte, raggiungibile tramite una ripida stradella parzialmente lastricata, è meta frequente di passeggiate ed escursioni.

Il ragazzo, in gita con un gruppo scout proveniente da Firenze, stava attraversando il ponte insieme ad altri coetanei quando, secondo la ricostruzione, si sarebbe appoggiato alla balaustra in legno che improvvisamente ha ceduto, facendolo precipitare per circa cinque metri nel greto del torrente sottostante.

Immediato l’intervento dei soccorsi: sul posto giunsero l’automedica del Valdarno, un’ambulanza della Misericordia di Castelfranco, i vigili del fuoco del distaccamento di Montevarchi e del Valdarno, l’elinucleo dei Vigili del Fuoco di Arezzo con l’elicottero Drago, il SAST (Soccorso Alpino e Speleologico Toscano) e i Carabinieri di Terranuova Bracciolini. Il ragazzo, dopo essere stato stabilizzato dai sanitari del 118, fu elitrasportato in codice 3 all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze con gravi lesioni di cui ancora oggi porta le conseguenze.

Secondo le indagini della Procura di Arezzo, il cedimento della staccionata sarebbe attribuibile a mancata manutenzione. Il parapetto in legno, realizzato tra il 2000 e il 2001, risultava deteriorato dagli agenti atmosferici: le parti di collegamento tra i montanti e gli elementi lignei erano compromesse e secondo la relazione tecnica sarebbe bastato sostituire i chiodi lisci con viti adatte e trattare il legno con prodotti impregnanti per garantirne la stabilità.

Il dirigente imputato, responsabile dell’ufficio tecnico comunale, non avrebbe provveduto a disporre gli interventi necessari per la messa in sicurezza della struttura.

Nel procedimento si costituirà parte civile la famiglia del ragazzo, assistita dall’avvocato Marco Passagnoli. A distanza di due anni dall’incidente, il giovane, oggi quindicenne, convive ancora con le conseguenze fisiche delle lesioni riportate.

Il processo accerterà le eventuali responsabilità e omissioni nella gestione di un’opera pubblica frequentata da escursionisti e famiglie.

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