Alan Friedman: “Trump non è la causa del declino americano, ma ne è il sintomo più evidente”

Grande successo di pubblico per il “Passioni Festival in Tenuta”. Una serata da tutto esaurito quella di giovedì 3 luglio alla Tenuta di Frassineto, dove il Passioni Festival ha proposto un evento speciale che ha unito cultura ed enogastronomia in una location mozzafiato come la Tenuta di Frassineto. La serata si è aperta alle 18:30 con la presentazione del libro “La battaglia di Montaperti nella Divina Commedia” di Stefano Pasquini, che ha registrato il sold-out nella saletta interna della Tenuta, coinvolgendo il pubblico in un appassionante viaggio tra storia medievale e letteratura dantesca. A seguire, gli ospiti hanno partecipato ad un’interessante visita guidata alla cantina, tra barricaia e metodo classico, per scoprire da vicino i segreti della produzione vinicola della Tenuta, poi il momento conviviale: un’elegante degustazione di vini e un ricco buffet all’aperto hanno accolto il pubblico in un clima disteso e partecipato. Ma l’attenzione si è presto concentrata sull’evento principale: l’intervento di Alan Friedman, giunto a presentare il suo nuovo saggio “La fine dell’impero americano. Guida al Nuovo Disordine Mondiale”.
In dialogo con il giornalista Guido Albucci, Friedman ha offerto al numeroso pubblico di Arezzo Passioni Festival un’analisi puntuale e penetrante della situazione geopolitica globale, con particolare attenzione al ruolo degli Stati Uniti nel nuovo assetto internazionale. L’autore, con la consueta chiarezza e uno stile diretto, ha tracciato un quadro inquietante degli attuali equilibri mondiali, tra guerre a bassa intensità, sfide economiche e leadership politiche incerte.
Non sono mancati passaggi fortemente critici sull’attuale presidente statunitense: “Trump non è la causa del declino americano, ma ne è il sintomo più evidente, potrebbe essere lui a dare un colpo definitivo alla democrazia americana”, ha affermato Friedman, sottolineando come le fratture interne agli Stati Uniti siano ormai strutturali. Ma le critiche hanno riguardato anche le amministrazioni precedenti, da Bush a Obama: “Troppi errori strategici, troppa ingenuità nelle relazioni internazionali. Il mondo non ha più una bussola, e gli Stati Uniti non sembrano in grado di offrirla”.
Rifacendosi al titolo del libro, Friedman ha spiegato che “la fine dell’impero americano non significa che gli USA spariranno dalla scena, ma che non saranno più l’unica potenza in grado di dettare le regole. Il mondo multipolare è già qui, ma senza una guida chiara rischia di essere solo più caotico”.
Molto apprezzato dal numeroso pubblico, l’intervento ha alternato dati, aneddoti e considerazioni frutto di una lunga carriera da osservatore privilegiato della politica internazionale. In un passaggio particolarmente denso, Friedman ha ammonito: “La storia non si ripete, ma spesso fa rima con se stessa”, evocando i pericolosi paralleli con gli anni Trenta del Novecento, epoca segnata da crisi economiche, nazionalismi e conflitti che culminarono nella Seconda guerra mondiale.
Una riflessione lucida, talvolta amara, ma sempre animata dalla volontà di comprendere e spiegare. Come ha ricordato lo stesso Friedman: “Il mio compito non è rassicurare, ma informare. Solo capendo davvero dove siamo, possiamo evitare di finire dove non vogliamo andare”.
Gli organizzatori del Passioni Festival ringraziano di cuore Enrique Miserocchi e la Tenuta di Frassineto per la splendida ospitalità e tutti i presenti per la partecipazione calorosa.
La serata è realizzata in collaborazione con la Tenuta di Frassineto, la Feltrinelli Point di Arezzo, Atlantide Adv e Venti5.