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sabato | 28-06-2025

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L’autore e storico valdarnese Filippo Boni presenta in Senato il suo libro su Oleg Mandić, l’ultimo bambino sopravvissuto ad Auschwitz

L’AUTORE E STORICO VALDARNESE FILIPPO BONI PRESENTA IN SENATO IL SUO LIBRO SU OLEG MANDIĆ, L’ULTIMO BAMBINO SOPRAVVISSUTO AD AUSCHWITZ
Roma, 25 giugno 2025 – Giornata di profonda emozione ieri al Senato della Repubblica, dove nella prestigiosa Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani è stato presentato il libro “Mi chiamo Oleg, sono sopravvissuto ad Auschwitz” (Newton Compton Editori), scritto dallo storico e scrittore valdarnese Filippo Boni. Il volume racconta la straordinaria vicenda umana di Oleg Mandić, ultimo bambino a uscire vivo dal campo di sterminio di Auschwitz nel 1945.
L’evento, promosso dall’onorevole Dario Parrini, ha visto la partecipazione della senatrice Tatjana Rojc, dei professori Fabio Bertini (Università di Firenze) e Roberto Vitale, dello stesso Mandić e dell’autore Filippo Boni, che ha ricevuto unanimi apprezzamenti per l’accuratezza e l’intensità del suo lavoro.
Il libro, frutto di una lunga ricerca e di un rapporto diretto tra Boni e Mandić, ripercorre l’arresto di quest’ultimo, avvenuto a soli 11 anni insieme alla madre e alla nonna, e la deportazione ad Auschwitz in quanto prigioniero politico, figlio e nipote di partigiani. Fame, soprusi, lavori forzati e perfino la minaccia degli esperimenti del dottor Mengele sono alcuni degli orrori affrontati e superati da Oleg, che ha poi scelto, da adulto, di testimoniare la propria esperienza per le future generazioni.
L’appuntamento in Senato ha avuto un forte valore storico e civile: i relatori hanno omaggiato Mandić sottolineando l’attualità del suo messaggio e l’importanza della memoria, in un momento in cui nel mondo si riaffacciano tensioni, guerre e ideologie di odio.
Un lungo e commosso applauso ha concluso l’incontro, simbolo della gratitudine e del rispetto verso un uomo che ha trasformato il dolore in testimonianza, grazie anche alla penna sensibile e rigorosa di Filippo Boni, che con questo libro conferma il suo ruolo di voce autorevole della memoria storica.

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