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venerdì | 27-06-2025

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Caso Beatrice, l’accusa è pesante: “L’Asl non consente l’accesso alla documentazione sanitaria”. I legali della famiglia annunciano “istanza al difensore civico”

“L’Asl non consente l’accesso alla documentazione sanitaria. Faremo istanza al difensore civico”.  A denunciarlo e annunciarlo, nel corso di una conferenza stampa in Consiglio regionale, Alessandro Beatrice, figlio di Bruno, l’avvocato Guido Alimena, storico legale della causa relativa all’ex calciatore, l’avvocato Alessia Baglioni, il consigliere regionale di Noi Moderati, Marco Casucci. Bruno Beatrice morì prematuramente il 16 dicembre 1987, a soli 39 anni, stroncato da leucemia.

“Sappiamo che, nel proprio archivio, il consorzio Csa detiene documenti riguardanti la tipologia di documentazione sanitaria richiesta relativi agli anni ’70 e ’80. Molti dei documenti sono archiviati presso tale consorzio, già da anni, grazie al lavoro svolto dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica della Toscana. Vogliamo accedere a quei documenti per stringere il cerchio dell’indagine decennale sulla documentazione relativa a Bruno Beatrice – spiega l’avvocato Guido Alimena -. Il diniego è inconcepibile: in passato la moglie di Bruno, Gabriella Bernardini, aveva chiesto la documentazione sanitaria del proprio congiunto, abbiamo poi chiesto una documentazione anche più generale ma in entrambi i casi ci è sempre stata negata.”

“E’ l’ora di fare giustizia, ho chiesto come consigliere regionale all’Asl Toscana Centro di fornire la documentazione clinica del presidio sanitario di Camerata, laddove Bruno Beatrice venne sottoposto ai raggi Rottgen e raggi x. Le risposte sono state evasive, contraddittorie, omissive -dichiara il consigliere regionale Marco Casucci-. Per questo abbiamo fatto ricorso al Difensore civico, ci auguriamo che tale documentazione venga messa a disposizione della famiglia che attende da troppo tempo.”

“Nel 2025 c’è ancora omertà. Queste persone si devono vergognare, prendere in giro la famiglia Beatrice che cerca giustizia è meschino. Nella ricerca della verità abbiamo sempre dovuto scalare mura invalicabili: hanno paura che il sistema possa vacillare. Ci appelliamo al Difensore civico affinché possa scardinare tale sistema. Noi non molliamo e arriveremo in fondo!” manda a dire il figlio di Bruno, Alessandro Beatrice.

La vicenda Beatrice

Bruno Beatrice, ex calciatore di Fiorentina, Arezzo e altre squadre, muore il 16 dicembre 1987 all’età di 39 anni per una leucemia linfoblastica acuta. La malattia si manifesta nel 1985 e si rivela fatale due anni dopo. A distanza di tempo emerge il sospetto che la sua morte sia legata ai trattamenti medici subiti durante la carriera, in particolare durante la stagione 1975-76 con la Fiorentina, quando per curare una pubalgia fu sottoposto a massicce dosi di raggi X, pratica allora usata per accelerare i tempi di recupero.

A sollevare il dubbio è la moglie Gabriella, che negli anni ’90 trova un libro sui danni delle radiazioni e inizia una lunga battaglia legale per fare luce sul nesso tra quei trattamenti e la morte del marito. Il procedimento penale riconosce la relazione causa-effetto, ma si conclude con l’archiviazione per mancanza di testimoni. La causa civile, però, resta aperta e nel tempo emergono nuovi elementi.

Nel frattempo, la battaglia della famiglia Beatrice diventa anche simbolo di una richiesta di verità più ampia sul rapporto tra salute e pratiche mediche nel calcio professionistico degli anni ‘70. La Regione Toscana sostiene questa battaglia, chiedendo anche la creazione di una commissione d’inchiesta parlamentare.

Gabriella, rimasta vedova giovanissima con due figli piccoli, ha sempre porta avanti con coraggio la ricerca della verità fino alla sua scomparsa nel marzo 2025. Ora il testimone passa ai figli, Alessandro e Claudia, che continuano a chiedere giustizia per il padre, nel nome della memoria di entrambi i genitori.

 

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