Arezzo, facciamo un po' di analisi logica. In tempo per recuperare, ma basta regali

. Inserito in Visto dalla curva

Così non va. L’Arezzo perde l’imbattibilità interna dopo 21 mesi ammainando bandiera contro la Juventus Under 23, ma soprattutto gioca maluccio e conferma difficoltà tattiche che cominciano a preoccupare.

Neppure l’ottima  partenza (gol di Foglia dopo 4 minuti) è servita a dare sprint agli amaranto; anzi la squadra si è consegnata praticamente subito alla reazione avversaria, che in pochi minuti ha confezionato tre palle gol ed il pareggio. Per tutto il primo tempo, l’Arezzo è stata incapace di costruire un'azione degna di questo nome dopo quella che ha fruttato il gol del vantaggio. Sfilacciata, lunga in campo, con il centrocampo totalmente consegnato all’avversario, l’undici di Di Donato ha rischiato più volte il colpo del  K.O. La linea difensiva, attaccata da 5/6 giocatori bianconeri (in campo con la inguardabile divisa biancorossa)  è stata in costante affanno.

In fase di impostazione, Baldan e soci, quando alzavano la testa, trovavano solo Tassi e Foglia ed un muro di maglie bianche, mentre i 4 davanti stavano più su, a 30 metri di distanza; appoggiarsi alla mediana significava far aggredire i due malcapitati dall’attrezzato centrocampo di Pecchia: per scavalcare il centrocampo e lanciare lungo ci vogliono caratteristiche tecniche che non abbiamo.

Dopo 30 minuti Piu, sfiancato dai ritorni, ciondolava piegato in due, le mani ai fianchi, al limite della nostra area. Lo stesso impagabile Belloni, in carenza di lucidità, è andato a commettere il fallo che è costato il rigore dell’1-2. La Juventus, che a dispetto della classifica ha una buona squadra, ci ha fatto un figurone. Primi su tutti i palloni, rapidi e con un’idea di gioco in testa, i bianconerorossi  hanno chiuso la prima frazione con più di un rimpianto. Un po’ meglio l’Arezzo nella ripresa. Squadra più corta e meno spazi agli avversari, un girar palla intenso con Rolando a spingere sulla sinistra ed un’occasione grossa così quando al 24’ proprio lui è andato a guadagnarsi un calcio dagli undici metri. Gori, fino a quel momento impalpabile anche perché servito poco e male, sfila il pallone dalle mani di Belloni che sarebbe il rigorista designato e calcia che peggio non si può. Brutto segno se anche le circostanze ti girano contro. 

Amaranto generosi fino alla fine, ma poco lucidi. Tanti cross alti in un’area dove la struttura fisica degli avversari ci sovrastava, qualche mischia poco concreta e solo un lampo con Caso (inserito forse un po’ troppo tardi) che al 90° ha chiamato Lauria all’unica vera parata del match.

Finisce male, ma più che il risultato preoccupa la confusione mentale della squadra che si dimostra incapace di costruire una manovra logica. Rinunciando ad un centrocampo strutturato, ci si consegna nelle mani dell’avversario posto che né Cutolo, né Piu, né Rolando, né Cheddira, né Mesina hanno le capacità, il fiato, il passo per svolgere il lavoro che il mister probabilmente avrebbe in mente.

Urge porre rimedio, tornando a ragionare ed a proporre uno schema che offra maggiore equilibrio in campo. Da che mondo è mondo (e da che calcio è calcio) le fortune di una squadra si fanno partendo da un corretto assetto in mezzo al campo. Siamo ancora in tempo per recuperare, ma non possiamo regalare più niente a nessuno.               

Tags: S.S. Arezzo

Paolo Galletti

Paolo Galletti

Laurea in scienze politiche, da quando ha memoria ricorda solo il colore amaranto incitato sugli spalti di mezza Italia. Visceralmente legato alla maglia ed alla città si augura prima o poi di vedere accadere il miracolo sportivo che ancora non è mai avvenuto.