Arezzo, allo stadio dei Marmi la luce era spenta e la squadra di Baldini ha vinto con merito

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Ci hanno “unto a comunione”. Lo “slang” aretino  risulta efficacissimo per sintetizzare quanto avvenuto alla “stadio dei Marmi”. La Carrarese è apparsa più pronta, più organizzata, più in forma dell’Arezzo ed ha vinto con pieno merito

La squadra di Baldini ha giocato un primo tempo fatto di aggressività e velocità, ha pressato altissimo impedendo agli amaranto di far ripartire la manovra dal basso come abitudine e consuetudine. Le punte giallo azzurre  marcavano i nostri difensori ogni volta che Pelagotti aveva la palla tra le mani, costringendolo al rinvio lungo, palloni difficili da addomesticare e da mettere a terra, soprattutto per una squadra come la nostra che non ha giganti. In mezzo al campo erano padroni assoluti e noi non riusciamo quasi mai a modificare qualcosa che cambi l’inerzia della gara. Dopo 46 minuti i padroni di casa avevano messo “in ghiaccio” la partita. Poi, siccome il calcio è il “mistero gaudioso” che sappiamo (e che perciò ci ha fatto innamorare tanti anni fa), succede che l’Arezzo  (che intanto con l’ingresso di Belloni aveva migliorato la manovra) al 23’ del secondo tempo ha la grande occasione per riaprire la partita e cambiare il corso degli eventi. Accade infatti che il portiere di casa Mazzini stende in piena area Brunori e l’arbitro decreta l’inevitabile rigore e (forse in maniera un po’ affrettata) l’espulsione dell’estremo Carrarese. In quel momento, come ammetterà senza problemi Baldini a fine gara, la Carrarese ha due giocatori coi crampi e causa espulsione si trova con un uomo in meno. Fare gol avrebbe significato svoltare il senso e probabilmente anche l’esito della gara. Nell’episodio si è assistito anche ad un astuta manfrina della panchina locale. Borra, l’ex, ci ha messo ben quattro minuti per togliersi la tuta e prendere il suo posto tra i pali. Un’eternità che ha pesato sulle spalle di Brunori, che intanto se ne stava, palla in mano, all’altezza del dischetto ad attendere e a caricarsi di tensione. Alla fine ne è venuta fuori una trasformazione infelice, sparata praticamente sul portiere. La partita è finita lì. Una mazzata dalla quale era difficile riprendersi e infatti l’ultimo quarto d’ora è stato generosità ed orgoglio purtroppo inconcludenti e un’altra amnesia difensiva che ha portato al gol del 3-0 (Rosaia al 39°). Ma a quel punto la luce era già spenta da un po’.  

Tags: S.S. Arezzo

Paolo Galletti

Paolo Galletti

Laurea in scienze politiche, da quando ha memoria ricorda solo il colore amaranto incitato sugli spalti di mezza Italia. Visceralmente legato alla maglia ed alla città si augura prima o poi di vedere accadere il miracolo sportivo che ancora non è mai avvenuto.