Soffia il vento urla la bufera

. Inserito in Visto dalla curva

Ha ragione chi dice che a questo punto il rischio è di finire nelle categorie inferiori, persi nell’anonimato di un dilettantismo che non si ricorda se non ai primordi del calcio amaranto.

Non si placa il maremoto intorno all’Arezzo calcio; anzi come direbbero i meteorologi, il moto ondoso è in aumento. Non è certo bastata l’assemblea, parte dal vivo e parte a distanza di mercoledì, con l’annuncio di un aumento di capitale postergato a placare gli animi, anche perché a buttare benzina sul fuoco hanno contribuito le parole con le quali il presidente Manzo ha annunciato via social la messa in vendita dell’Arezzo fiancheggiato, pare (non frequento feisbuk..) dal fido scudiero Roberto Muzzi (giusto per evidenziare la presa di distanza tra le parti) con contorno di aggettivi squalificanti per noi aretini. Roba in gran parte già vista ai tempi di quel signore che domenica potrebbe sedersi di nuovo sulle tribune del “Città di Arezzo” alla testa del suo Rieti. Orgoglio Amaranto marca sempre più nettamente le distanze (meglio tardi che mai) ed il dibattito sui blog dei tifosi imperversa tra chi ha scoperto oggi i numeri del bilancio (non erano certo un mistero), chi batte i piedi pretendendo la cacciata dell’invasore romano e chi invece sostiene che è da pazzi far fuggire la Mag che per potenza di fuoco potrebbe ancora riservarci un prospero avvenire. In questo contesto saltano fuori ricostruzioni e riassunti che troppo spesso finiscono con il fare di tutta l’erba un fascio. Si parla di un decennio di risultati negativi e di gestioni farlocche. Ebbene, persino il sor Ferretti per qualche anno ha messo soldi nell’Arezzo prima di abbandonarlo nelle mani del Matteoni che ci voleva far essere del “Gatto”… il suo bilancio sportivo parla di un ripescaggio (obtorto collo, spinto da Capuano e dalla piazza, ma ottenuto) con l’Arezzo tornata tra i professionisti con due campionati dignitosi ed un terzo nel quale fu allestita una signora squadra errando nella scelta del tecnico, una squadra che comunque finì quinta e che costituì l’ossatura di quella che nella disgraziata stagione successiva poté permettersi di centrare il successo nella “battaglia totale”. Dopo le note vicende, anzi durante, subentrò Giorgio La Cava e troppo presto ci siamo dimenticati che senza quel suo versamento a fondo perduto sarebbe stata inutile la generosa e, per una volta, commovente mobilitazione della città intera (imprenditori esclusi, fatto salvo Massimo Anselmi). La sua gestione, crocefissa fin da subito per ragioni di rapporti interpersonali, ci ha portato a giocarci la serie B contro il Pisa e l’anno successivo ad avere una squadra che, allo stop del campionato, era in zona play-off ed in crescita. Il tutto al costo di circa 2/2,1 mln di euro (come da bilancio). Colpito nelle sue attività dal Covid, il buon Giorgio ha poi deciso di alzare bandiera bianca non prima però di aver assicurato, lui e non altri secondo vulgata insistente ma errata, l’iscrizione alla squadra al campionato di serie C che senza la vendita del club avremmo gestito al centesimo, anche se credo che difficilmente saremmo potuti arrivare peggio che ultimi. Poi è arrivata la Mag Servizi. Sebbene non sia né elegante né bello citarsi, da queste colonne abbiamo fin da subito avvertito delle incongruenze palesi che accompagnavano la nuova gestione, con l’auspicio, mai nascosto, di poterci ricredere risultati alla mano. Purtroppo i fatti (ribadisco, i fatti, non le parole né le supposizioni e nemmeno i retropensieri) hanno confermato quel che temevamo. Una gestione che definire scriteriata è puro eufemismo, risultati catastrofici sul piano sportivo e pesanti su quello economico, da ultimo quasi una ricerca dello scontro, a voler giustificare un addio non so dire se pianificato o inevitabile. Ha ragione chi dice che a questo punto il rischio è di finire nelle categorie inferiori, persi nell’anonimato di un dilettantismo che non si ricorda se non ai primordi del calcio amaranto. Salvo risvegli tanto improvvisi quanto improbabili dell’imprenditoria cittadina, allo stato attuale le potenzialità sportive della città sono quelle di vivacchiare nelle serie inferiori, come ben evidente in tutte le discipline con l’eccezione del calcio femminile che sta cercando di dare lustro alla bandiera. Non è detto poi che partendo dal basso, con persone di buona volontà e qualche palanca, affiancate da seri professionisti del settore, non si riesca passo dopo passo a rinascere a nuova gloria. Il presente però è tempestoso ed il futuro grigio, inutile nascondercelo o mischiare le carte.

Tags: S.S. Arezzo

Paolo Galletti

Paolo Galletti

Laurea in scienze politiche, da quando ha memoria ricorda solo il colore amaranto incitato sugli spalti di mezza Italia. Visceralmente legato alla maglia ed alla città si augura prima o poi di vedere accadere il miracolo sportivo che ancora non è mai avvenuto.