Se questo è calcio

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Nel grottesco "The show must go on", un grande in bocca al lupo ai 14 giocatori dell'Arezzo contagiati, compresi i tre portieri e a mister Andrea Camplone. Ma non sarebbe meglio fermarsi?

Partite senza pubblico, giocate in acquari deprimenti come se fossero tornei estivi da bar, squadre falcidiate dai casi di positività costrette ad inventarsi formazioni, squadre impossibilitate a scendere in campo perché con le rose azzerate dai contagi, classifiche che settimana dopo settimana assomigliano sempre di più a espressioni algebriche con più incognite che numeri, ipotesi di ulteriori stravolgimenti per portare avanti una stagione che già aveva poco senso così e che adesso diventa ulteriormente falsata nell’attualità e nelle prospettive. Forse sarebbe meglio fermarsi ancora, un mese, magari due e poi riprendere con continuità e sicurezza, sperando che nel frattempo il maledetto virus trovi un contenimento, o si decida finalmente ad andarsene così con’è arrivato. Intanto l’Arezzo si ferma. Quattordici contagiati tra i giocatori, oltre i membri dello staff, tra cui mister Camplone. Colpiti tutti e  tre i portieri. A Mantova non si va e con ogni probabilità (e logica) salta anche  l’infrasettimanale con la Sambenedettese. In che condizioni  si potrà poi andare a Fermo domenica prossima non si sa, con allenamenti saltati e buona parte dei giocatori convalescenti dal virus. Una complicazione in più in un campionato complicato dagli infortuni e iniziato già col piede sbagliato per l’approccio superficiale di chi aveva allestito un gruppo e scelto un tecnico palesemente non altezza della categoria, costringendo la società a svenarsi sul mercato degli svincolati per ridare competitività ad una formazione che è apparsa a più riprese alla deriva. Il timido solicello intravisto nelle ultime due uscite con pareggio in rimonta (di più con la Triestina che a Macerata, dove il recupero aveva dato sensazioni più casuali che sostanziali) viene così coperto dalla nuvolaccia nera del Covid-19. Evidentemente in questo momento la cosa più importante è che tutti i ragazzi e componenti  del club colpiti dal morbo ne escano bene, senza strascichi e conseguenze sul piano fisico e personale, indipendentemente dall’aspetto calcistico. Poi vedremo come si potrà tornare a parlare di pallone. Non senza un crescente senso di disagio, non senza un progressivo imbarazzo per questo “show must go on” quasi grottesco. Adesso però un grosso in bocca al lupo a tutti e buona guarigione.

Tags: S.S. Arezzo

Paolo Galletti

Paolo Galletti

Laurea in scienze politiche, da quando ha memoria ricorda solo il colore amaranto incitato sugli spalti di mezza Italia. Visceralmente legato alla maglia ed alla città si augura prima o poi di vedere accadere il miracolo sportivo che ancora non è mai avvenuto.