Arezzo sportiva, con il fiato sospeso, attende certezze e non sopporterà prese in giro da parte di nessuno

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Dopo le dichiarazioni di Andrea Stanzione e le interviste incrociate concesse tra sabato e domenica, appare sempre più evidente che, a prescindere da chi sarà al timone imprenditoriale del club, il duello sul piano della gestione sportiva è quello tra Pieroni e Londrosi.

Intendiamoci, il primo dei due corni della questione (chi caccia la grana) è assolutamente fondamentale, ma altrettanto importante sarà la figura che da dietro la scrivania dirigerà il comparto tecnico. In attesa di conoscere i nomi che danno sostanza imprenditoriale alle due cordate (abbiamo già visto che i numeri da CCIAA della holding di Stanzione non sono così rilevanti da supportare le nostre, credo legittime, aspettative di solidità), vediamo di spendere due parole sui professionisti che, nell’uno o nell’altro caso, guiderebbero la parte “core”della società.  Premettiamo che nella categoria i “santi” ed i “puri” scarseggiano assai. Dunque Ermanno Pieroni: ad Arezzo è persona conosciuta,  sappiamo di lui metodi di lavoro e successi, inciampi e rilanci. Al netto di ogni altra considerazione, nessuno potrà negargli il merito di esserci venuto in soccorso nel 2018 quando lo slancio della “colletta cittadina” da solo non sarebbe bastato a toglierci dagli impicci né l’aver condotto a due stagioni e mezzo positive in termini di risultati. Si conosce meno Massimo Londrosi, anche se è una figura che già da un annetto frequenta il club in virtù di un rapporto di collaborazione con il presidente La Cava (che lo definisce “un amico”). Classe 1968, la sua carriera si è svolta prevalentemente in club del nord sull’asse lombardo-piemontese. Inizi all’Oltrepò,  poi passaggi da Alessandria, Derthona, Casale, Pavia, Varese, Piacenza. Proprio in occasione di questa ultima esperienza, vissuta dalla parte della Pro, Londrosi si è messo in luce per la denuncia pubblica della “malagestio” del presidente Panella e dei tentennamenti della Lega Pro, che prima di giungere alla radiazione del club portò alla farsa della partita con il massaggiatore in campo. Ad approfondire la conoscenza ci aiuta la rete. Innegabile che  la vita professionale di Londrosi sia stata  piuttosto agitata, portandolo spesso a misurarsi con situazioni economiche critiche e con polemiche pesanti. Nel 2002-2003 le prime difficoltà ad Alessandria, in occasione della gestione Boiardi. L’allora presidente dei grigi, in evidenti difficoltà finanziarie, accusò il direttore sportivo in relazione ad una campagna acquisti giudicata troppo onerosa. Londrosi salutò la compagnia, ma l’Alessandria calcio non seppe risolvere i problemi e scivolò verso il fallimento. Contrasti anche a Casale, con l’allora presidente Coppo ed anche lì fine del rapporto non senza strascichi polemici. Poi la notissima vicenda di Pavia, con il club gestito dalla proprietà cinese e poi scomparso dal mondo del pallone. In quella circostanza il dirigente ruppe i rapporti tra accuse reciproche circa il modo di intendere quello che allora da quella parti chiamavano il “progetto Pavia”. Londrosi profetizzò in una intervista a”ilfattoquotidiano.it” che mister Zhang avrebbe condotto al fallimento la società. I cinesi risposero per le rime, parlando di una interruzione del rapporto di lavoro per “problemi di gestione interna della società”. Come è andata a finire lo sappiamo. Colorito e deplorevole  l’episodio (2003) avvenuto in sede di calciomercato, quando il nostro dirigeva le sorti tecniche del Varese. In pieno pomeriggio e senza alcuna apparente ragione, venne schiaffeggiato da un energumeno che aveva fatto irruzione nell’hotel. Un’altra costante che risulta dalle ricerche, è l’affiancamento del nome di Londrosi a potenziali cordate interessate a rilevare le società nelle quali aveva o stava lavorando. Anche al momento del suo arrivo alla Pro Piacenza, in una intervista dichiarò che avrebbe cercato di portare nuovi soci a supportare l’azione del patron della Seleco (progetto poi arenatosi davanti allo sfacelo del club) ed in precedenza lo si è accostato a possibili acquirenti di Alessandria (all’epoca della citata crisi), Casale e Pavia (2016, i potenziali acquirenti sarebbero stati toscani come riferiva Il Giorno). Socio fondatore della NM Sport service, azienda che opera nel settore della consulenza e dei servizi per le società sportive, Massimo Londrosi ha seguito per conto di La Cava il progetto del crowdfunding amaranto, finito in stand-by tra l’emergenza Covid e la voglia del patron di mollare tutto.  

Da oggi, comunque vada, comincia il conto alla rovescia. Arezzo sportiva, con il fiato sospeso, attende certezze e non sopporterà prese in giro da parte di nessuno.

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Paolo Galletti

Paolo Galletti

Laurea in scienze politiche, da quando ha memoria ricorda solo il colore amaranto incitato sugli spalti di mezza Italia. Visceralmente legato alla maglia ed alla città si augura prima o poi di vedere accadere il miracolo sportivo che ancora non è mai avvenuto.