L'incidente in A1 visto dall'equipaggio della Misericordia di Arezzo

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I soccorritori volontari della Misericordia di Arezzo componenti del primo degli equipaggi giunti sul posto raccontano lo scenario operativo vissuto sul disastroso incidente in autostrada.

«Ero in turno su nostra ambulanza d’emergenza BLSD quando, passate da poco le ore 14:00, abbiamo ricevuto la chiamata di attivazione dalla centrale operativa 118 per un Codice Rosso da incidente stradale in autostrada. Ci informano contemporaneamente di aver disposto l’intervento anche dell’auto medica di stanza presso il 118 stesso.

Ci dirigiamo più velocemente possibile verso il target che si trova in corsia sud dell’A1 (direzione Roma), poco dopo l’area di servizio-autogrill di Badia al Pino.

Noi tre siamo i primi soccorritori sanitari ad arrivare sul posto con la nostra BLSD, quasi in contemporanea con l’automedica 118; ma nel giro di una manciata di minuti sopraggiungono anche la Croce Rossa, la Misericordia di Monte San Savino con ambulanza infermierizzata e la Misericordia di San Giovanni Valdarno con altra ambulanza BLSD.

Naturalmente sono sul posto sia la Polizia stradale sia i Carabinieri, nonché i Vigili del Fuoco da terra; e di lì a pochissimo si aggiungono al teatro delle operazioni addirittura tre elicotteri, con atterraggi e ripartenze direttamente dall’autostrada: il primo è il Drago 1 del nucleo elicotteri dei Vigili del Fuoco di Arezzo per il soccorso tecnico, quindi è la volta dei medicalizzati, cioè Pegaso 3 (da Massa, evacuerà una donna verso Siena) e Pegaso 1 (da Firenze, dove porterà una bimba di 10 mesi).

È difficile dare un ordine al racconto perché tutto evolve con la massima rapidità e molte cose accadono praticamente tutte insieme, in contemporanea…

Comunque, tornando al nostro arrivo sul posto, lo scenario si è presentato devastante: ho notato subito più corpi inanimati riversi a terra, fuori dai mezzi accartocciati; tra queste persone, solo una risulterà viva, ma al momento non si muoveva, esattamente come i morti; si sentivano lamenti e grida di richiesta d’aiuto; qualcuno ferito si aggirava disorientato; uno dei coinvolti, illeso, andava qua e là, come incredulo; viaggiatori di passaggio erano scesi dalle auto per dare una mano; purtroppo mi sono accorto anche della presenza di parti di corpi sull’asfalto…»

«Era come vivere un incubo, sembrava di stare in un film dell’orrore…» gli fa eco un altro soccorritore dell’equipaggio, il più giovane, che prosegue: «in mezzo a quei corpi senza vita rivolti con il viso a terra in posizioni innaturali…trattenere le emozioni e restare con i nervi saldi è stato difficile, ma abbiamo fatto tutto il possibile per chi aveva ancora probabilità di riaprire gli occhi, il giorno dopo o magari la sera stessa!..»

«In tanti anni d’esperienza non m’ero mai trovato in una situazione del genere, né credo d’averla mai neanche immaginata…», aggiunge il terzo soccorritore, il più veterano.

«Devo dire – riprende il primo soccorritore – che, facendo abitualmente l’ambulanza d’emergenza, ne ho viste – e ne vedo – tante, un po’ di tutti i colori. Non dico che ci si abitui, anzi, è impossibile: però si diventa emotivamente “schermati” a saper cogliere in un attimo sia i dettagli che l’insieme di uno scenario, alla prima occhiata, anche perché in conseguenza di questo devi sempre farti un’autovalutazione del rischio orientata all’autoprotezione, al coordinamento delle azioni con gli altri soccorritori ecc…insomma siamo addestrati per questo. Eppure, questa s’è rivelata una circostanza insolitamente dura e impegnativa da inquadrare. Cercare di padroneggiare una roba del genere ti mette davvero alla prova in tutto.

E ora ripensandoci mi accorgo quanto sia “pesante” anche da ricordare».  

(Il bilancio finale parlerà già in serata di 4 morti - tra cui 2 bambini - e 9 feriti o contusi; lo scenario si risolverà con la pietosa azione di raccolta e composizione delle salme da parte dei mezzi di Onoranze Funebri-Misericordia di Arezzo – ndr). Foto di: “Vigili del Fuoco”, “ANSA”, “Foto Tavanti”, “Il Messaggero”.

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