La decadenza della politica

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Sono sempre più convinto che i problemi posti dal Covid-19 rimettano al centro il ruolo della politica a tutti i livelli: dal minuscolo comune di montagna fino al Parlamento Europeo.
Che vuol dire politica? Politica significa ascolto, sintesi e decisione.

Un percorso che fa a pugni, in moltissimi casi, con la decadenza della classe politica. Domandiamoci perché.
Da Mani Pulite in avanti, al netto delle inchieste giudiziarie, vi è stato uno “smantellamento” sistematico di quella che i detrattori definivano “la casta”: risultato? Le cose vanno peggio di prima. Perché ai competenti sono subentrati gli incapaci, mentre scandali e corruzione non sono diminuiti.
Se guardo una fotografia della Prima Repubblica con Fanfani, Andreotti, La Malfa, Nenni, Berlinguer e, udite udite, Craxi e Almirante mi viene quasi da piangere. Il mio non è un giudizio politico (lo so che erano molto diversi tra loro), è un giudizio sul talento, perché si può essere buoni giocatori, anche con la maglia avversaria e delle grandi schiappe, pur giocando con la squadra del cuore.
Per esempio, con quale energia (morale e intellettuale) chi governa oggi ha la forza per opporsi alla globalizzazione finanziaria che considera le nazioni come prodotti il cui valore è dato dai titoli di stato, dal rapporto debito/PIL e non dal benessere collettivo?
Oppure, al nostro livello, da quanto tempo comuni e regioni hanno smesso di fare politica nei servizi, nello sviluppo locale, nella sanità e nella scuola? Non lo fanno semplicemente perché hanno abbandonato la politica.
Non è un caso che l’assenza di un progetto politico ha portato a un aumento delle disuguaglianze, all’impoverimento intellettuale e alla lotta del povero contro il povero.
Per di più il sistema elettorale maggioritario, combinato dal bisogno di spettacolarizzazione dei media, ha creato la cultura dello slogan e del talk show, favorendo la banalizzazione e una marea di cazzate che ci sommerge fino alla gola.
La politica, grazie a questo combinato disposto, è diventata teatro di “carriere fulminanti”, spesso agguantate al volo e senza merito. Quindi chi glielo fa fare ai giovani migliori (senza offesa per quelli che la fanno con passione) di buttarsi in politica? E con la panchina corta, lo insegna il campionato, si va poco lontano.

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Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.