Il frutto velenoso del venir meno delle ideologie

. Inserito in Politica

Leggo di un ex assessore di Rifondazione di Carrara, oggi consigliere comunale, che ha dichiarato che sosterrà la candidata di destra alla Regione. Un salto della quaglia che, in Toscana, regione poco avvezza ai cambiamenti di bandiera, ha sollevato, nella zona delle Apuane, un certo scalpore.

Invero, le motivazioni addotte dall’ex assessore, che già aveva abbandonato Rifondazione per dar vita a una lista civica, sono impalpabili, “Da quando il centro sinistra va a braccetto con coloro che ci insultavano e ci davano dei collusi e dei venduti (leggasi 5 stelle), io non ci voglio più avere niente a che fare…". Pur essendo provato che certi tipi di unione talvolta producono dei mostri, non mi pare che accoppiarsi con la destra sia così naturale e soprattutto non mi sembra che la Lega, di cui la candidata alla Regione è una rappresentate, abbia lesinato insulti alla sinistra. Uscendo dal folklore mi pare però che questa vicenda sia utile per una riflessione.
Oggi, in molti, sia a destra, sia a sinistra, affermano che siamo in una situazione post-ideologica. Che cosa voglia dire nessuno si prende la briga di spiegarlo, nasce così il sospetto che questa dichiarazione sia una comoda scorciatoia per arrivare, come diciamo dalle nostre parti, al “foederis arca tutta una barca”.
Tutti insieme, appassionatamente, a navigare nel mare della politica, senza zavorre e impacci alle vele. Destra, sinistra, moderati, conservatori, riformatori e progressisti, diventano etichette inutili nel gran galà della modernità. Eppure io credo che proprio la modernità non possa fare ameno delle ideologie, cioè di una visione del mondo.
Basta dare un'occhiata intorno. La società in cui viviamo è fondata sulle ideologie: non è forse un’ideologia la legge del mercato che oggi domina i rapporti tra gli uomini? E scendendo più in basso credete che le ideologie non pesino nella vita quotidiana? Guardiamo la sanità. Secondo voi è la stessa cosa, la sanità Toscana che, pur con tutti i suoi limiti ha scelto di preferire (non sempre) il pubblico, rispetto alla sanità Lombarda che ha scelto invece di favorire il privato?
Il problema semmai è un altro, quello per cui la sinistra ha una capacità invidiabile di farsi del male: con le sue scomposizioni, con i suoi piccoli e grandi rancori. Da cosa derivi questo male oscuro non lo so. Forse è il lascito delle precedenti generazioni. Per esempio, in Italia, la scissione del 1921, col senno di poi, non è stata un fatto positivo, andate a rileggervi le profetiche parole che Turati pronunciò in quella occasione e capirete, ma non abbiamo nessuna certezza su quello che sarebbe accaduto, se non ci fosse stata. Quello che so, per esperienza, è che anche da noi, in questa, che fu un tempo, “provincia rossa”, esponenti della sinistra, quella più radicale, hanno dato talvolta indicazioni di voto per la destra, piuttosto che per gli odiati democratici. Quello che so è che in molti casi nemmeno ci si è voluti riunire intorno a un tavolo per capire se c’erano le condizioni per stare insieme. Quello che so è che si è preferito affondare la barca per far fuori il capitano. Qualcuno ha fatto il conto di quanti comuni in provincia di Arezzo sono passati alla destra per divisioni, piccoli rancori, invidie, rivalità personali? Parecchi. Anche questo è il frutto velenoso del venir meno delle ideologie e dei valori che le accompagnano. Eppure di temi da portare avanti ce ne sarebbero: per esempio, uscire dalla logica neoliberista che ci ha condotto a tagliare la spesa sociale, la sanità, l’istruzione, e che ha precarizzato il lavoro. Immaginare un nuovo modello di sviluppo economico, fondato sulla sostenibilità ambientale e sul lavoro stabile e regolare, sulla centralità della formazione, sull’allargamento del welfare state, sull’equità fiscale. Tutta roba da buttarsi alle spalle in nome della morte delle ideologie? Non credo.

Tags: Centrosinistra centrodestra

Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.