Scuola, basta con lo sport nazionale dello scaricabarile

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A furia di ripetere le cose rischio di diventare afono e noioso, tuttavia la Scuola è troppo importante per non correre questo rischio. Siamo ormai arrivati quasi a luglio, Agosto scivolerà via e dunque il settembre è alle porte. Si riapriranno le scuole? Ancora non è dato sapere né quando, né come.

Eppure mi risuonano ancora nelle orecchie frasi del tipo, “una volta superata l’emergenza del covid-19” -ammesso che sia superata-, “le cose cambieranno”.  Col cavolo!  E’ subito ritornato di moda lo scaricabarile, l’assenza di decisioni e la fuga dalle responsabilità. Eppure fino a qualche tempo fa stavano tutti a dire che la scuola è centrale.  Parole buttate al vento.  Leggendo le linee guida del Piano Scuola 2020-21, le proposte non mancano, però non ci sono indicazioni precise per famiglie, docenti, dirigenti scolastici. E’ pur vero che le scuole non sono tutte uguali, ci sono edifici moderni e altri che risalgono ai tempi dei romani, così come esistono situazioni diverse nei piccoli comuni rispetto alle città, per cui, personalmente, ritengo che non sia del tutto sbagliato pensare che i progetti post pandemia, si costruiscano dal basso.  Mi pare una buona questa idea del “patto educativo di comunità”, per individuare spazi e portare avanti attività integrative. Ma basta? No, non basta perché l’autonomia scolastica non può essere il pretesto per scaricare in basso l’onere di decisioni che in alto non si ha il coraggio di prendere. Faccio un esempio: il ritorno alla didattica in presenza non sarà uno scherzo. Occorrerà garantire turni, divisione delle classi in più gruppi, riaggregazione di gruppi di alunni di classi diverse e anche di anni diversi, didattica mista, un po’ in presenza e un po’ a distanza, unione di diverse discipline in ambiti più grandi, possibilità di usare anche i sabati. Ma per far questo non è sufficiente la buona volontà, ci vogliono più soldi e più personale. Il problema non è solo di spazi e sorveglianza, ma di una diversa organizzazione dell’insegnamento. Per altro nelle linee guida non sono considerati né i nidi né servizi educativi per la primissima infanzia, dimenticando che questi servizi fanno parte a pieno titolo dei servizi educativi.  Visto come si affronta la questione pare proprio che la scuola non sia considerata un settore strategico al pari di economia e sanità. Nondimeno accanto alle giuste proteste di genitori e insegnanti mi risultano eccessive, per non dire stucchevoli, le proteste di alcuni Sindaci rispetto alle linee guida. Invece di lagnarsi comincino a fare proposte, quantifichino i costi per riandare a un’apertura ordinata delle scuole, indichino, se esistono, spazi alternativi, organizzino i servizi di traporto e le mense. Di sicuro è più facile postare le lamentele sui social che fare l’amministratore. Lo so anch’io che ci vogliono risorse per riorganizzare al meglio la macchina e i servizi scolastici, ma i cittadini vi hanno eletto per questo, non per fare i bellimbusti. Quello del sindaco è un mestieraccio che si porta dietro rompimenti di scatole e anche un pizzico di rischio personale, ma non è accettabile che si scarichi sempre le colpe su qualcun altro e intanto non si faccia niente. Per favore non perdiamo più tempo, cominciamo a programmare il settembre, tra un po’ sarà tardi.

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Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.