Lavoro e scuola, le vere preoccupazioni per il dopo Covid

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Di cosa dovremmo preoccuparci per il dopo covid?  L’opinione sarà diversa, secondo l’interlocutore. Io rispondo che dovremmo occuparci di due cose: lavoro e scuola.

I dati per la regione Toscana parlano chiaro: fino a 100 mila posti di lavoro a rischio, Pil in caduta di oltre 7 punti i, export in crisi, piccole imprese che arrancano e turismo ai minimi storici. Un dato, tra tutti, mi ha impressionato: le ore di Cig autorizzate in Toscana ad aprile, rispetto alla media dei mesi di aprile 2009-2014, è +1656,5 %.
Chi espone questi numeri non è un uccello del malaugurio ma il focus a cura di Ires Toscana, Isrf Lab, Cgil Toscana, Fisac Cgil Toscana sulla situazione economica della nostra regione.
Di fronte a siffatte cifre c’è poco da stare allegri. È vero che l’ottimismo è il profumo della vita, come diceva il grande Tonino Guerra, però l’ottimismo non può ottenebrare la ragione. E la ragione ci dice che il lavoro è centrale per qualunque politica di ripresa. La ragione è semplice, se tra il 2009 e il 2014, anni anch’essi duri, la Toscana si salvò con l’export e il turismo, oggi sono proprio export e turismo a essere più in difficoltà.
Dai candidati a presidente di Regione, fino ai candidati Sindaci, non mi aspetto miracoli, mi aspetto, però una riflessione seria, e sottolineo seria, sul tipo di sviluppo che intendono proporre per la Toscana. Un modello che tenga insieme coesione sociale, crescita economia, tenuta occupazionale e riconversione ecologica. Un modello diverso da quello attuale che mostra, dati alla mano, molti limiti.
Questo significa, in particolare per il centro sinistra, una svolta che non sia solo politica, ma mi verrebbe da dire culturale. Un tempo le regioni e i comuni dettavano la politica, indicavano prospettive di crescita, stabilivano le priorità, oggi in molti casi non è più così. Il tecnicismo ha preso il sopravvento. E’ questa la dimensione che deve essere recuperata, altrimenti la gente continuerà a non capire. E nella notte del dubbio e della rabbia tutti i gatti diventano grigi. Nessuno ha mai voluto fare una riflessione seria sul perché troppi elettori di sinistra siano passati, in Toscana, armi e bagagli, alla Lega. E’ banale ridurre tutto a questioni di pancia, come se quelle persone fossero una massa di tonti. Per altro sarà bene ristudiarsi la storia: da sempre la politica, oltre che col cervello, si fa con la pancia.
La verità è che un tempo, la sinistra offriva soluzioni di cambiamento, oggi, in troppi casi, gestisce l’esistente, in un intreccio innaturale tra interesse pubblico e tutela delle rendite. Ripartiamo da qui, da questa crisi, per capire se possiamo costruire e pensare un’idea nuova di Toscana, libera da ideologie ma salda nei principi.

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Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.