Il turismo ai tempi del covid-19

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Il turismo, ai tempi del covid-19 sarà, a detta degli esperti, un “turismo di prossimità”. Che cosa significa? Che per fronteggiare l’assenza degli stranieri e le barriere imposte dalla pandemia, saranno gli italiani a far ripartire l’economia turistica, ricominciando dalle località più vicine.

I nostri viaggi saranno diretti verso mete prossime a casa e, possibilmente, poco affollate. Si tratta di un turismo inconsueto, che ci consentirà di riscoprire i piccoli tesori del nostro Paese.
Un turismo di borghi, fondato sull’ambiente, sulla cultura e sull’enogastronomia. Un turismo più lento, dove saranno centrali gli agriturismi e i piccoli bed & breakfast dei centri storici. Un turismo caratterizzato anche dal richiamo dei cammini, gli itinerari francescani e la via Romea e dal turismo sportivo e cicloturistico.
Ma per far funzionare le cose ci vogliono strategie. Se da una parte sono importanti le leve della comunicazione e del marketing, dall’altra diventano decisive le cose che facciamo qui e subito.
Sono convinto che un singolo comune non possa affrontare in solitaria questa sfida. Occorre mettere insieme, cosa mai riuscita in passato, quello che di buono abbiamo: musei, enogastronomia, itinerari, centri urbani, storia.
E soprattutto utilizziamo le competenze. Un ruolo importante possono svolgerlo le guide turistiche e ambientali, che possono essere chiamate dai comuni per costruire una proposta per i territori. Facciamo presto, perché ormai siamo vicini all’estate e se non ci si muove adesso, si rischia di perdere tutto. Di parole ne abbiamo sentite fin troppe, ci vogliono i fatti, combinando idee nuove e strumenti vecchi.
E’ un’ottima cosa, ad esempio, non far pagare il suolo pubblico a bar e ristoranti. Ne trarranno beneficio i centri storici. Più tavolini, più persone che sostano all’aperto significa rivedere le strategie del traffico e della sosta. E’ spettacolare liberare le piazze dalle macchine e restituirle al loro ruolo di aggregazione, offrendole incontaminate alla vista dei turisti. Proprio sulle piazze si giocherà un’altra partita. Leggo da più parti di tanti eventi culturali annullati. Tuttavia io credo che, con le dovute cautele, si possano recuperare spazi all’interno dei borghi per ridare fiato all’associazionismo e alle imprese che fanno cultura.
Trasformare la crisi in opportunità non può essere solo uno slogan. L’occasione che vedo è quella di dare ai nostri paesi un uso diverso. Quest’estate spero che i negozi siano sempre aperti, specialmente dopo il tramonto, così come credo che sia possibile usare questa situazione per recuperare ambienti abbandonanti e darli gratuitamente ad artisti e artigiani, così da rivitalizzare strade e vicoli dei paesi. Anche la politica degli incentivi diventa importante, ora possono avere un significato i musei gratuiti, i buoni acquisto per i turisti e per l’affitto delle bici, uno strumento antico ma utilissimo per vistare in maniera più dolce i nostri territori.
Di cose da fare ce ne sono tante. Mi aspetto nei prossimi giorni una pacifica chiamata alle armi di tutti: guide, rappresentanze di categoria, associazioni culturali. Tutti uniti per ricostruire un pezzo del nostro futuro.

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Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.