Coronavirus: ad Arezzo un Patto sociale per l'emergenza

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Lo propone "Arezzo 2020, il tempo di cambiare"

Di fronte alla grave pandemia che stiamo vivendo, che sempre più sarà crisi sociale ed economica, “Arezzo 2020, il tempo di cambiare” avanza la proposta di un “Patto sociale per l’emergenza” per rispondere alle conseguenze provocate dal coronavirus.

"Un Patto sociale per l'emergenza, quindi, tra Comune, associazioni del Terzo settore, organizzazioni sindacali e di categoria, attraverso il quale coinvolgere, coadiuvare, attivare le più diverse energie, rendere più efficaci e con il massimo di sinergia gli interventi di natura sociale realizzati dall’intera comunità aretina.

Proponiamo un tavolo operativo e permanente da attivare per coordinare e supportare le iniziative di volontariato già in atto, per reperire ulteriori risorse da destinare alle situazione di emergenza, ma anche per raccogliere proposte e indicazioni al fine di individuare le misure immediate che possono adottare gli enti e altri soggetti per venire incontro a famiglie, lavoratori e piccole imprese dei vari settori, volte a fronteggiare l’inevitabile crisi a partire dai settori sociali più in difficoltà.

Tra le azioni da intraprendere pensiamo alle sospensioni dei pagamenti e rateizzazioni delle utenze, alla loro rimodulazione per i settori più deboli. Riteniamo che anche il Comune debba fare la sua parte, rivalutando le tariffe locali e rivisitando complessivamente il bilancio comunale costruito in una situazione ben diversa da quella attuale e da quella che si prospetta. Ci sono a bilancio risorse assegnate a settori che non saranno spese o risultano superflue in questa fase, come i cospicui trasferimenti alle Fondazioni, mentre altre necessitano per l’emergenza e possono essere irrobustite anche tramite i significativi utili delle partecipate. Inoltre, saranno importanti i contributi di cittadini e aziende destinati ad uno specifico fondo e il buon uso dell’anticipo del Governo del fondo di solidarietà comunale, diverso e maggiore del bonus pasti.

Vecchie e nuove povertà, emerse o sommerse, si rivelano fin da subito rispetto al buono alimentare basato sui 525 mila euro del governo per il nostro comune. Per questo serve semplificare la presentazione delle domande e accelerare l’iter amministrativo per la concessione dei buoni, iniziando la distribuzione senza aspettare graduatorie. Non si deve lasciar fuori nessuno in difficoltà: si deve aiutare chi non è in grado di compilare moduli, presentare documentazioni, inviare la domanda on line, chi non può documentare niente. Per altri è assolutamente necessario coinvolgere le associazioni di volontariato che lavorano sul campo, già attive su questi temi e a conoscenza di tanti casi di “invisibili”.

Più in generale occorre unificare gli interventi e le risorse: ci sono già interventi in atto di aiuto alimentare, di aiuto economico per pagare affitti o utenze che in parte coinvolgeranno le stesse famiglie; ci sono necessità di altri aiuti a famiglie particolarmente deboli, ecc. Non si può sovrapporre, duplicare interventi, moltiplicare domande: occorre coordinarsi, mettere insieme le risorse, agevolare le domande e le risposte. Da qui la necessità di un unico tavolo operativo tra tutti i soggetti attivi per non lasciare indietro nessuno.

Infine, è necessaria una continua condivisione della situazione e delle sue evoluzioni con le forze politiche, economiche e sociali cittadine. In specifico proponiamo l’attivazione di una commissione speciale del Consiglio comunale composta da tutte le forze politiche per un confronto sulle misure da adottare a livello locale".

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