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venerdì | 20-06-2025

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L’Università di Siena avvia un percorso formativo nelle carceri toscane e umbre

Tra questi c’è anche il carcere. Proprio in questi giorni direttori di istituto, comandanti di reparto, ispettori e agenti di polizia penitenziaria, funzionari della professionalità giuridico-pedagogica impegnati nella gestione della quotidianità dei detenuti stranieri nelle case circondariali di Pisa, Prato e Perugia hanno iniziato un percorso di formazione dal titolo “Gestire la diversità culturale nei contesti detentivi attraverso l’attivazione di processi di apprendimento trasformativo“, che si concluderà a maggio. Incontreranno studiosi dei fenomeni educativi e multiculturali, che li supporteranno nella progettazione di soluzioni per gestire la diversità nelle carceri dove operano e costruiranno una comunità di apprendimento tra professionisti del sistema penitenziario non solo italiano, dove potranno condividere esperienze e criticità.

Le attività formative che abbiamo progettato per professionisti coinvolti in contesti penitenziari con un elevato numero di detenuti stranieri“, spiega la professoressa Loretta Fabbri, responsabile scientifico del progetto “Forward“, “intendono fornire strumenti per la gestione del pluralismo culturale e supportare le istituzioni penitenziarie in percorsi di sviluppo e di trasformazione“.

È un percorso di formazione, scambio e confronto che vede coinvolti i vari professionisti delle case circondariali di Toscana e Umbria“, aggiunge Francesca Torlone, docente dell’Università di Siena, “e intende dare un supporto per realizzare soluzioni utili ad affrontare le criticità che riguardano i detenuti di nazionalità straniera negli istituti, dalla prevenzione di fenomeni di autolesionismo alla questione dell’inserimento in percorsi formativi e di lavoro dentro il carcere e fuori“.

L’Amministrazione penitenziaria del Provveditorato Toscana Umbria ha coprogettato il percorso formativo, consapevole dell’importanza strategica della conoscenza delle culture altre che oggi sono presenti nei circuiti penitenziari. “Offrire al personale strumenti di padronanza e competenza“, conclude la Prof.ssa Torlone, “faciliterà la gestione dei detenuti all’interno degli istituti“.

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