Congresso Pd, "sopportare i bruchi"

. Inserito in #madecheseragiona

«Si devono pur sopportare dei bruchi se si vogliono vedere le farfalle», così diceva il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry. Per fortuna non sono un principe e quindi non sono tenuto a sopportare.

A chi mi domanda «con chi stai?», riferendosi al prossimo congresso del PD rispondo, con una punta di presunzione, «faccio parte per me stesso».
Non sto con nessuno e, se continua così, dubito che seguirò a navigare nella corrente limacciosa di una politica lontana dalle persone ma assai attenta agli interessi personali.
Pietro Nenni, che non era l’ultimo arrivato, un giorno ebbe a dire “rinnovarsi o perire”. Ebbene, oggi siamo dentro un paradosso per cui chi ha sempre fatto “politica” non è in grado più di fare “politica”, perché troppi sono i limiti, troppi i condizionamenti, troppi i vitalizi in ballo. Ne deduco che il rinnovamento sia parecchio complicato.
Ma torniamo al congresso democratico. Tutti i possibili candidati affermano che occorre “ripartire dal basso, dalle periferie”, dove le periferie non sono solo quelle cittadine. Le periferie sono la massa dei lavori poveri e impoveriti, sono i pensionati che non arrivano a fine mese, sono quelli che non hanno la possibilità di studiare, sono quelli in lista d’attesa per le visite mediche.
Ripartire, come afferma Papa Francesco, “dagli angoli e dalle ombre”. Ma ripartire dal basso non si può fare senza passione civile, non si può fare se si antepongono le rendite personali a ogni altra cosa.
«Tu sei solo capace a criticare», mi dice l’amico guardandomi ironico.
«Non è vero», rispondo, «critico cercando di portare idee, non dando colpe».
Per esempio qualche tempo fa, insieme ad altri, ho scritto un documento con al centro un tema: per riprendere il cammino occorre ridare potere agli iscritti del PD, restituire lo scettro a coloro che senza chiedere nulla, credono ancora nel valore della politica.
Quel documento, inviato a tutte le istanze di Partito, non ha avuto la benché minima risposta.
«Chi sei tu per ottenere una risposta?»
«Non sono nessuno. Però mi rompe i coglioni, e come a me credo rompa a parecchi, sentirsi risuonare nelle orecchie la frase: spostati ragazzino, lasciaci lavorare». Infatti in preparazione di questo congresso sono tutti a lavorare: manifesti, documenti, bussole, mozioni. Parlano di “libertà”, “uguaglianza”, “solidarietà”, “dignità”. Sono idee e valori che dovrebbero infiammare i cuori ma che in bocca ad alcuni suonano gelidi, una “coperta” ideologica e nulla più.
E la gente questo lo sente, lo annusa e con ragione ci manda tutti a quel paese.
Può darsi che sbagli, oppure che sia io ad essere sbagliato, “spiacere è il mio spiacere” diceva il Cirano di Guccini.
Non voglio spiacere a nessuno dico solo quello che penso.

Tags: Partito Democratico

Paolo Brandi

Paolo Brandi

Laureato in filosofia a Pisa e in storia a Siena. Amante dei cani, dell'Inter e della Sicilia. Fin da piccolo impegnato in politica ma col tempo ha assunto un atteggiamento più contemplativo.